di Giuseppe Ardizzone
Noi non siamo per il reddito di cittadinanza.
Noi siamo per il lavoro sociale dove il disoccupato di lunga durata ed il migrante possano ritrovare insieme una dignità personale e l’integrazione sociale attraverso il lavoro.
Un lavoro che gli permetta di abbandonare lo stato di marginalità e di ricatto dalle mille insidie di un mercato del lavoro illegale , precario che alimenta di fatto la criminalità di cui poi ipocritamente ci lagniamo.
La nostra tradizione culturale progressista non è quella di credere ciecamente nella capacità autonoma di risoluzione dei problemi attraverso le leggi del mercato. Al contrario, sia la lezione del New Deal americano, che la tradizione socialdemocratica , popolare e socialista hanno sempre rimarcato la necessità dell’intervento dello Stato per correggere e sanare le problematiche e l’emarginazione creata dal libero mercato .
Non possiamo fare finta di niente e continuare ad aspettare che le cose si risolvano da sole perché ne saremo travolti, consegnando l’Italia alle forze di destra e reazionarie:
Il problema della sicurezza è importante e sta insieme a quello della disoccupazione di lunga durata e dell’immigrazione.
La prima risposta urgente deve essere attuata con il lavoro organizzato ed il controllo del territorio da parte dello Stato.
Si formino campi di lavoro sociali per costruire alloggi popolari e di prima accoglienza, mense , asili.
Si ritornino a lavorare le campagne abbandonate e tutti i terreni demaniali creando poi una grande impresa di distribuzione pubblica dei prodotti agricoli realizzati .
Si costruiscano grandi centrali fotovoltaiche nel mezzogiorno come quella recentemente realizzata, grazie anche a finanziamenti europei, in Marocco.
S’impieghino le persone , si crei il lavoro dal nulla perché solo da esso proviene la possibilità di una convivenza sociale.
Si crei contemporaneamente una grande anagrafe pubblica e nazionale del lavoro che si adoperi per trovare una collocazione nel mercato del lavoro per queste persone, momentaneamente occupate nei lavori sociali.
La remunerazione del lavoro sociale può essere, ad esempio, quella della prestazione in natura del vitto e alloggio in campi comuni, più un’indennità mensile di duecento euro; oppure , in sostituzione, l’erogazione di complessivi seicento euro .
Per i migranti questo può rappresentare anche il percorso per l’ottenimento della cittadinanza italiana .Dopo tre anni di lavoro sociale ed il giuramento sulla carta costituzionale è giusto che possano diventare cittadini italiani.
Tutto questo può comportare, a regime, una spesa di almeno ca. 30MM annui, ma è necessaria.
Dove recuperare queste risorse? :
1) utilizzo totale di tutti i fondi comunitari europei per l’Italia
2) introduzione di un aumento della progressività fiscale sui redditi elevati a partire dai 50.000 euro lordi con ad esempio un aumento dal 43% al 48% da 50.000 fino a 75.000. dal 48% al 53% da 75.000 fino a 100.000, dal 58% sino al 63% da 100.000 fino a 200.000 , al 75% oltre 200.000.
3) incremento della tassazione sulle transazioni finanziarie.
4) Tassazione del 75% sugli utili delle istituzioni finanziarie ed assicurative relativi alle operazioni di derivati.
5) Tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni mobiliari superiori a 100.000 euro e separatamente su quelli immobiliari superiori a 1.000.000 di euro.
6) Riqualificazione della spesa pubblica
7) Reintroduzione di una tassazione sulla successione ereditaria oltre i 100.000 euro
Non m’interessa definire il carattere ideologico di queste misure né di avviare un dibattito teorico sulla loro possibile coerenza con il modello di sistema sociale inerente .
Bisogna partire subito con un programma articolato che prenda spunto da quanto detto se vogliamo evitare conseguenze peggiori per la nostra convivenza civile ed il rapporto con le popolazioni dell’area del Mediterraneo.
Per quanto riguarda poi l’approccio al problema immigrazione non possiamo illuderci di affrontarlo solo in questo modo. E’ necessario un intervento economico nelle aree di provenienza insieme agli altri paesi europei interessati anche se non si raggiunge un accordo in sede istituzionale europea.Sono necessari accordi con i paesi di provenienza anche per la regolazione del fenomeno in maniera legale e per l’eventuale rimpatrio quando fosse ritenuto necessario.
Sviluppiamo il dibattito su queste proposte all’interno del PD e nel sociale. Recuperiamo l’iniziativa , diamo un progetto forte al nostro Paese partendo dagli ultimi.
Giuseppe, ti rendi conto dello sforzo prima di tutto culturale prima ancora che organizzativo ed economico che occorrerebbe soltanto per provare a concretizzare le saggissime cose che proponi?
Riesci a vedere una leadership, un Leader capace di coagulare il consenso su di un tale progetto?
Nell’ era della comunicazione, tutto dovrebbe essere catalizzato da qualcuno. Il “Popolo che deve decidere tutto” sia in salsa socialmarxista che grillina non è mai esistito ne mai (temo) esisterà. Il Popolo, ogni Popolo in ogni epoca storica, tra Gesù e Barabba, sceglierà sempre Barabba.
Tra l’ abbonamento gratis al campionato di calcio ed un sacrificio per meglio distribuire le risorse, sceglie l’ abbonamento.
Abbiamo avuto scuole di pensiero come il Cattolicesimo rigido ma con senso dello Stato ed il Comunismo in salsa Emiliana che hanno provato a fare prevalere l’ idea, il progetto al piccolo cabotaggio, ma anche loro hanno avuto bisogno di Leaders: Togliatti “Il Migliore” , De Gasperi “l’ Uomo di Stato” , Andreotti “l’ astuto”, …..
Chi può riuscire a far accettare la costruzione di “campi di lavoro sociali per costruire alloggi popolari e di prima accoglienza, mense , asili …. per disagiati Italiani e Immigrati!?”
Dici: “S’impieghino le persone , si crei il lavoro dal nulla perché solo da esso proviene la possibilità di una convivenza sociale.”
“utilizzo totale di tutti i fondi comunitari europei per l’Italia introduzione di un aumento della progressività fiscale sui redditi elevati a partire dai ….”
eccetera, eccetera, ………
Caro Giuseppe, l’ Italia è ferma “a tempo indeterminato” , finchè non si dipaneranno i nodi delle divisioni interne PD , delle divisioni interne centrodestra , poi rimarrà ferma perchè le elezioni produrranno una previdibilissama situazione di “nessuno ha la maggioranza per governare”.
Noi continueremo a darne colpa, contemporaneamente all’ armata brancaleone del NO che ha portato a quelle situazioni , ma anche a Renzi che avrebbe dovuto gestire molto meglio i suoi 1000 giorni di Governo.
Non vedo soluzioni.
L’ Italia continuerà nel suo inesorabile declino.
Sarà dall’ esterno dell’ Italia che prima o poi arriverà qualcosa (non so cosa ma senzaltro niente di buono) che farà scoppiare tutto per aria.
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Caro Adriano hai perfettamente ragione : la politica ed i movimenti collettivi sono quelli che producono l’unico cambiamento sociale: Senza la formazione dei movimenti collettivi attorno ad un progetto paese e con dei leaders capaci di sintetizzare ed organizzare la gente per la loro realizzazione non cambierà nulla . Noi possiamo solo contribuire ad analizzare , a riflettere e proporre quello che pensiamo sia utile. Anche il dibattito ideale e culturale ha una sua importanza ma opera su di un piano diverso: Eì poi necessaria una sua traduzione in parole d’ordine politiche . Hai ragione quando affermi che il dibattito strettamente politico è dominato da altre proposte ed altre visioni sia a destra che a sinistra : la mia preoccupazione è che , come ho scritto altrove, c la paura , il bisogno di sicurezza, la fame vengano cavalcate da proposte estreme che inevitabilmente chiederanno il sacrificio della democrazia , della libertà e della ragione. Ho ancora fiducia che attorno a Renzi si possa creare un movimento di idee che abbracci con maggiore forza una dimensione egualitaria e sociale mentre non vedo altrettanta efficacia nelle proposte della minoranza Dem che pure a parole dovrebbe essermi più vicina. Se guardiamo poi al di fuori di queste forze la parte tendenzialmente eversiva ed anti istituzionale diventa sempre più ampia. Ho scritto un altro articolo, che non ho ancora pubblicato su questo blog, dove chiarisco meglio queste cose dal titolo ” un No non basta ” riferendomi allo scenario successivo alla sconfitta referendaria. Cercherò di postarlo a breve . Intanto, ti ringrazio per le osservazioni
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