di Nicola Fusco

Il comunismo, in primo luogo, è un’idea, esattamente come il capitalismo, il cristianesimo, il kebab, le scarpe a punta, gli “Emo”, etc.

Le idee, poi, non sono altro che gli organismi che popolano l’immaginario degli esseri senzienti, esattamente come gli animali non sono altro che gli organismi che popolano questo nostro ambiente fisico quadri-dimensionale.

Il comunismo è nato male (come la maggior parte delle idee, d’altronde), si è evoluto peggio (ad oggi ha prodotto solo “capitalismo di stato” ed oligarchie dittatoriali, invece di alternative al capitalismo e società libere), ed ora si sta lentamente “estinguendo”, sbiadendo nell’immaginario collettivo, non catalizzando più energie, non proponendo più alternative chiare, concrete, plausibili, allettanti… come invece riesce ancora egregiamente a fare il suo diretto competitore, il capitalismo liberista.

Molti si pongono il fatidico quesito “che fare?”, ed io non vedo altra soluzione se non fare esattamente ciò che è stato fatto nel caso del capitalismo, del cristianesimo, del kebab, delle scarpe a punta, degli “Emo”: ha poco senso e produce quasi nessun risultato il convocare convegni, produrre tonnellate di “teoria”, diffondere opuscoli, architettare alchimie partitiche… o magari provare una qualche “azione di forza”: nessuna delle idee vincenti riportate sopra si è imposta con questi metodi. Bisogna invece, assai semplicemente, “vivere il comunismo”, ovviamente nei limiti del possibile, dato il contesto della società attuale.

Un solo esempio, per meglio capire.

I primi cristiani CREDEVANO in Cristo, ovvero DESIDERAVANO vivere secondo i suoi DETTAMI, pertanto  si COMPORTAVANO di conseguenza, sia pure entro certi limiti e con alcune precauzioni… osando anche rischiare il martirio, all’occorrenza.

D’altronde, lo stesso Cristo aveva ribadito il concetto che erano i cristiani, col loro comportamento ed esempio, che rendevano VISIBILE la realtà propagandata dal cristianesimo, ovvero ne rendevano TESTIMONIANZA (visto che Dio, Angeli e Paradiso non sono entità visibili). Infatti, non si può credere in qualcosa che non si VEDE, non si COMPRENDE e non si SPERIMENTA, in un qualche modo.

(Addirittura Tommaso, non un fesso qualsiasi ma uno dei dodici Apostoli, un “Santo”, ha avuto necessità di infilare il suo dito nelle ferite…)

Ora, la gente poteva VEDERE i cristiani, le loro comunità, il loro stile di vita; potevano fare paragoni e potevano, se ciò che vedevano gli PIACEVA, convertirsi, dando vita così ad una “reazione a catena”, che nel giro di poche generazioni ha portato il cristianesimo ad imporsi, sino a divenire la terza religione a livello mondiale.

Modalità di diffusione sostanzialmente analoghe valgono anche per il kebab, le scarpe a punta, e tutte le altre idee esistenti, esistite o che esisteranno: qualcuno inventa qualcosa che si può vedere e sperimentare, o di cui può comunque essere resa “testimonianza”, quindi altri VEDONO in azione questa cosa, magari la SPERIMENTANO in prima persona, e, se la trovano DESIDERABILE, l’adottano, quindi DIFFONDENDOLA ulteriormente.

Io non sono comunista, ma mi piacerebbe che esistessero comunità comuniste, dove “ognuno dà in ragione delle sue possibilità ed ognuno prende in ragione dei suoi bisogni”, per verificare SE e COME queste possano funzionare, per poi magari farmene conquistare… ma queste comunità non mi risulta che esistano, e ciò mi pare assai significativo: come possono dei “comunisti”, ovvero gente che dovrebbe agognare il comunismo, non provare nemmeno minimamente a vivere il loro ideale, riducendosi solo a PARLARNE, a “lottare” con riunioni, articoli, manifesti, “analisi”?

Certo, oltre alle parole, occasionalmente, può esserci qualche scontro, qualche sciopero… ma sono azioni queste che servono realmente a qualcosa, o solo a darsi una illusoria sensazione di “attività”?

Personalmente, sono scettico: nemmeno nelle riunioni di condominio, ho mai visto un minimo di spirito comunitario… figuriamoci come possa, uno spirito siffatto, informare di se una comunità più vasta, o addirittura una intera nazione; questo stesso scetticismo è probabilmente condiviso dalla gran massa della popolazione, e non c’è “chiacchiera” che lo possa smontare: solo un esempio reale e concreto, una messa in pratica significativa. In difetto di ciò, il comunismo si aggiungerà a quella lunga lista comprendente dinosauri, moa, dodo, pitecantropi, neanderthal, etc. etc.

 

P.S. Pensare ed attuare il comunismo è reso ancor più difficile dal fatto che il nostro immaginario è stato pesantemente colonizzato da categorie di pensiero capitalistico-liberiste.

Solo un esempio: quell’orrido slogan “La crisi non la pagheremo noi”, oltre ad essere oggettivamente insensato (la crisi, direttamente o indirettamente, dato questo contesto, non potremo che pagarla noi), centra l’attenzione su CHI e QUANTO dovrà PAGARE la crisi, mentre la questione sarebbe lo smantellamento di questo sistema che le crisi le produce in quanto suoi elementi costituzionali, e quindi ineliminabili.

Un lieve spostamento di questo “pagamento” da un ceto ad un altro, al limite, non è altro che un espediente “social-democratico”, di stampo vagamente keynesiano, ma non certo comunista.

Insomma, il fatto è che l’intero mondo intorno a noi è stato realizzato e strutturato dal capitalismo, quasi fosse una sorta di “Matrix”, e NESSUNO ha una CHIARA IDEA di come si possa viverne al di fuori, posto che ciò sia possibile, e di come concretamente procedere per uscirne… senza eccessivi “traumi”, e magari senza perdere determinati “benefici” o “potenzialità” a cui siamo ormai assuefatti, sino a considerarli elementi scontati, costituenti “basici” dell’esistenza stessa.