di Mario Basile

Poiché il viaggiare non ci porterà mai lontano da noi, quando si viaggia anche in posti lontani bisogna in qualche modo sentirsi anche a casa.

Nel viaggiare oltre che a scoprire altri mondi e altre cose nuove, bisogna fondamentalmente riscoprire noi stessi.

Sono andato in Ecuador assieme a mia moglie Silvana, mia figlia Loreley e una cara compagna di classe, Loredana, per trovare un mio vecchio e carissimo compagno di Liceo, Attilio, diventato in quel paese un importante psichiatra (ma psicologo lo era già anche dai tempi del Liceo). Mi sono subito trovato a casa: sono stato accolto con molto affetto. Lui e suo figlio Francesco mi aspettavano all’aeroporto e quando siamo arrivati nella sua bellissima dimora la moglie Rosa ci ha fatto sentire come se fossimo stati a casa nostra.

Il pranzo di benvenuto si è svolto presso il suo lussuosissimo Club, frequentato da tutte le persone più importanti, e dopo qualche giorno trascorso nella bella capitale Quito e nei dintorni (mercato di Octavalo e terme di Papallacta) è iniziata la nostra avventura nella foresta Amazzonica, che è stata la parte più bella e suggestiva del nostro viaggio.

L’oriente settentrionale dell’Ecuador è la parte più facilmente accessibile della giungla ecuadoriana, essendo servito da buoni mezzi di comunicazione. In alcuni luoghi sopravvive una straordinaria biodiversità e le popolazione native, anche se sono abituati agli stranieri che si contendono le loro terre e le loro risorse, primo tra i quali il petrolio, continuano a condividere questa regione unica di cui vanno orgogliosi con i visitatori che dimostrano rispetto.

Godo anticipatamente del piacere del viaggio, tre ore e mezza per andare e altrettante per ritornare, osservando l’aspetto nuovo e suggestivo dei paesaggi andini. In verità, all’andata, mi sono perso in meditazioni astratte, vedendo senza vederli i paesaggi che pur mi rallegrava di andare a visitare, e al ritorno mi sono perso nella puntualizzazione di tali sensazioni. Non sono capace di descrivere il più piccolo particolare di questo affascinante viaggio, ma solo la minima parte del visibile e sono riuscito a scrivere queste pagine, per ricordo e dimenticanza, ma ciò non è tuttavia una contraddizione.

Dopo essere scesi dal taxi abbiamo raggiunto il Lodge che ci doveva ospitare dopo una breve, ma avventurosa, traversata in canoa lungo il fiume Napo. Appena arrivati siamo stati accolti personalmente dalla sorridente Silvia, che ci ha detto: ‘Questa è casa vostra’ e in effetti siamo stati quattro giorni a casa nostra, la nostra vera casa che è la Natura, una Natura splendida ed il posto si è rivelato come la giusta dimensione per vivere alcuni giorni nella foresta amazzonica.                   Nel loro piccolo Resort, perfettamente integrato nella foresta, i proprietari Francisco e Silvia sono riusciti a realizzare un miracolo, ovvero offrire servizi e struttura di alto livello di qualità in simbiosi con la Natura, superando tutti i problemi e i disagi che l’ambiente comporta: è davvero incredibile come si siano impegnati con il loro ambiente, scegliendo di vivere nel loro angolo di Amazzonia, rispettandola, proteggendola e facendola conoscere; essi hanno una vita per se stessi nel Lodge e sono molto coinvolti nella comunità locale.

Francisco era un ricco banchiere cileno che ha venduto tutto per vivere in Amazzonia, prima presso una tribù di indigeni e poi acquistando un isola che ha battezzato “Anaconda” come il nome del suo Lodge. E’ convinto che gli indigeni sono i veri portatori della civiltà umana perché rispettano la natura. Purtroppo ci ha detto che essi sono minacciati dall’avanzare della deforestazione. L’ingordigia dell’uomo li sta piano piano distruggendo.

Francisco è un attivista che ha pagato anche con il carcere la sua attività a difesa degli indigeni e dell’Amazzonia.

Francisco e Silvia sono stati molto accoglienti e il simpatico indigeno Quechua, Cesar, è stata la guida perfetta per esplorare nel profondo della giungla.

Non siamo stati disturbati nemmeno dalla fitta pioggia che bagnava i nostri corpi. Egli ci ha spiegato tutti i segreti della foresta di cui è un profondo conoscitore, essendo anche figlio di uno sciamano. Ci ha detto che la Selva è la loro farmacia ed in effetti io, che ero caduto un paio di giorni prima a Quito, sbucciandomi le labbra, sono stato quasi miracolosamente guarito dal ‘Sangue di Drago‘, unguento miracoloso, che egli ha estratto dalla linfa di un albero.

 Abbiamo trascorso così una vacanza stupenda assieme ai proprietari: persone deliziose con storie molto interessanti e in questo modo non c’è stato mai un momento di noia.Eccellenti sono state la colazione, il pranzo e la cena di ogni giorno.Le camere erano molto pulite, spartane, ma confortevoli e la notte ci accompagnava il suono della foresta con uccelli, grilli, rane. Si vedevano le stelle ormai sepolte dalle luci della nostra civiltà.  Dal mio alloggio sopra l’infinito, nella plausibile intimità della sera che scendeva, alla finestra verso lo spuntare delle stelle, i miei sogni hanno viaggiato in sintonia con i viaggi verso paesi sconosciuti o immaginati o soltanto impossibili.

Abbiamo visitato anche una comunità Quechua e ci siamo accorti che abbiamo trovato persone che sembravano o forse erano davvero felici nella loro vita semplice e primitiva, i bambini erano sempre stupefatti e sorridenti. Ci è stato hanno offerto un dolce preparato con il cacao prodotto dalla pianta omonima della loro Selva.

Un altro bel periodo del nostro lungo soggiorno in Ecuador è stata la settimana trascorsa nella bella spiaggia di Salinas, dove Attilio possiede un bellissimo appartamento con una vista meravigliosa sull’oceano. Abbiamo visitato tante spiagge (la più bella Playa Rosada) spostandoci con autobus locali, accompagnati allegramente dalla musica sudamericana che sentivamo all’interno di essi. Siamo stati anche nella punta più occidentale della America Latina e abbiamo osservato stupefatti la Chocolatera, un insenatura tra le rocce dove i flussi marini creano dei suggestivi ed impressionanti vortici.

Al ritorno a Quito Attilio ci ha fatto incontrare con i suoi figli e con le loro famiglie, la cui accoglienza è stata veramente affettuosa e amichevole.

Il nostro viaggio si è poi concluso con un soggiorno di cinque giorni alle isole Galapagos, vero paradiso terrestre, dove la natura è rispettata veramente e gli animali (alcuni rarissimi che abitano solo su queste isole) vivono indisturbati accanto all’uomo. Il mare meraviglioso colore smeraldo e la spiaggia di Tortuga Bay, uno dei posti più splendidi ed incontaminati del mondo, sono state tra le cose più belle che abbiamo visto.

Poi dopo un lungo, e tuttavia brevissimo, mese siamo ripartiti abbracciandoci affettuosamente con Attilio e sua moglie e ripromettendoci di rivederci in Sicilia. È stato bello ritrovarci tutti!

Da questo viaggio ritorno come da un sonno pieno di sogni in una torpida confusione, con le sensazioni incollate le une alle altre, ubriaco di quanto ho visto.

Ho descritto questo mio viaggio quasi come un resoconto, ma senza una descrizione minuziosa dei paesaggi che ho creduto di vedere. Solo il sogno infatti vede con lo sguardo.

È stato anche un viaggio dello spirito fatto attraverso la materia, e siccome forse è lo spirito che ha viaggiato più del corpo, è in esso che ho racchiuso le mie sensazioni. Per questo il viaggio dell’anima è stato più intenso, più esteso, più tumultuoso del viaggio vissuto più esteriormente e le foto non potranno mai esprimere tutti i sentimenti provati.

Quello che mi porto veramente dentro il cuore infatti è l’essere stato veramente in pace con me stesso, con i miei familiari e con i miei cari amici.