di Arturo Hermann

Come è noto, la teoria di Sigmund Freud viene spesso considerata di impronta conservatrice, nel senso che a volte sembra implicare che poco si possa fare per risolvere le ingiustizie economiche e sociali: ad esempio, la letteratura basata “sull’anti-Edipo” di Gilles Deleuze e Félix Guattari ritiene che la teoria psicoanalitica (e freudiana in particolare) abbia una valenza repressiva, rivolta ad “integrare” la persona nel “sistema borghese”.
Quello che però queste critiche non comprendono è che sono proprio gli aspetti nevrotici collegati al complesso di Edipo a generare società autoritarie e repressive.
Indubbiamente, vi è nell’opera di Freud un certo pessimismo sulle possibilità di progresso sociale — in particolare dopo la poco convincente ipotesi dell’istinto di morte, forse dovuta alla sua difficoltà a riconoscere (e ad includerla nella teoria delle pulsioni) l’aggressività nevrotica collegata con il (anche suo) complesso di Edipo — ma vi sono anche elementi, altrettanto importanti, che sottolineano come la psicoanalisi possa contribuire a realizzare una società più equa, meno gerarchica e più partecipativa.
Si riportano alcuni passi significativi di Freud sul complesso edipico e l’importanza del suo superamento per il progresso individuale e collettivo,
“L’incesto della madre è uno dei delitti di Edipo, l’altro è l’uccisione del padre. Sia detto per inciso che sono anche i due delitti che la prima istituzione sociale-religiosa degli uomini, il totemismo, proibisce rigorosamente. Dall’osservazione diretta del bambino rivolgiamoci ora all’indagine analitica di adulti diventati nevrotici. Anche qui [l’analisi] mostra che ognuno di questi nevrotici è stato egli stesso un Edipo o, ciò che mette capo alla stessa cosa, per reazione al complesso è diventato un Amleto….Scopriamo altrettanto facilmente che l’odio verso il padre è rafforzato da una quantità di motivi che provengono da epoche e circostanze successive, e che i desideri sessuali nei confronti della madre assumono forme che di necessità erano ancora aliene al bambino. Ma sarebbe fatica inutile voler spiegare l’intero complesso edipico mediante il fantasticare retrospettivo e volerlo riferire a epoche successive. Il nucleo infantile, come pure un numero maggiore o minore di elementi accessori, permangono, come è testimoniato dalla diretta osservazione del bambino.
Il fatto clinico che ci appare dietro la forma del complesso edipico, quale risulta dall’analisi, è della massima importanza pratica. Rileviamo che all’epoca della pubertà, allorché la pulsione sessuale fa sentire le sue pretese, gli antichi oggetti familiari ed incestuosi vengono riassunti e libidicamente reinvestiti. La scelta oggettuale infantile era solo un debole preludio, che ha indicato però la direzione della scelta oggettuale della pubertà. A questo punto si svolgono, dunque, processi emotivi intensissimi in direzione del complesso edipico o in reazione ad esso, i quali però, essendo le loro premesse diventate intollerabili, devono in gran parte rimanere lontani dalla coscienza.A partire da questo momento, l’individuo umano deve dedicarsi al grande compito di svincolarsi dai genitori e solo dopo la soluzione di questo compito può cessare di essere un bambino e diventare un membro della comunità sociale.
Per il figlio, il compito consiste nello staccare i desideri libidici dalla madre onde impiegarli nella scelta di un oggetto d’amore estraneo e reale, e nel conciliarsi con il padre se è rimasto in antagonismo con lui o nel liberarsi dalla sua oppressione se, reagendo alla ribellione infantile, è incorso in un rapporto di soggezione nei suoi confronti. Questi compiti si pongono a ognuno di noi, ed è degno di nota quanto raramente il loro assolvimento riesca in modo ideale, in modo cioè corretto sia psicologicamente, sia socialmente. Ai nevrotici però, questo distacco non riesce affatto: il figlio rimane per tutta la vita piegato sotto l’autorità del padre e non è in grado di trasferire la sua libido su un oggetto sessuale estraneo. La stessa sorte può toccare, mutando le parti, alla figlia. In questo senso il complesso edipico è ritenuto, a ragione, il nucleo della nevrosi.”, Sigmund Freud, Introduzione alla Psicoanalisi (1917), cap.21, pp.492-493-494, in Freud Opere, Bollati Boringhieri, Torino, 1976.