di Fabio Colasanti

Vivo all’estero da molti anni in una situazione che mi porta a seguire l’attualità attraverso i media di vari paesi. Questo mi permette di fare raffronti tra la maniera come i media e le opinioni pubbliche di vari paesi reagiscono a situazioni simili. Una caratteristica dell’opinione pubblica italiana che mi colpisce da alcuni anni è la diffusione tra i nostri concittadini del “Complesso di Calimero”.

Tantissimi fatti, prese di posizioni e dichiarazioni sono interpretati come delle offese nazionali in una maniera quasi sconosciuta in altri paesi. Le reazioni di molti sembrano essere basate sull’idea che nel mondo ci debbano essere tantissime persone che non dormono la notte per cercare nuove maniere di “fregare” l’Italia. La realtà è molto più semplice: nel mondo la stragrande maggioranza delle persone non pensa proprio all’Italia quando fa o dice qualcosa.

Questo diffuso complesso di Calimero mi sembra essere la reazione ad un complesso di inferiorità che è andato crescendo negli ultimi decenni in parallelo al nostro declino economico (da trenta anni siamo il paese con il più basso tasso di crescita in Europa; tra il 1991 ed il 2019 siamo cresciuti perfino meno della Grecia nonostante i suoi otto anni di recessione). Questo complesso di inferiorità si esprime nelle reazioni sguaiate ad ogni presunta discriminazione contro il nostro paese e nella ricerca spasmodica e irrazionale di “punti forti” del nostro paese che possano compensare il declino economico e sociale: l’eccellenza del nostro cibo, il nostro patrimonio culturale (che molti italiani conoscono molto male) e, perfino, il fatto che il nostro sistema sanitario sarebbe stato “un’eccellenza mondiale”.

L’ultimo esempio di questo complesso di Calimero è rappresentato dalla maniera come i telegiornali hanno riportato la notizia che i turisti italiani non saranno nel primo gruppo di turisti ammessi a visitare la Grecia dal 15 giugno prossimo e dalle dichiarazioni di Luigi Di Maio, vera espressione della parte meno istruita della nostra opinione pubblica.

Tra i paesi per i quali le frontiere greche ancora non sono aperte c’è l’Italia, ma ci sono anche la Francia, il Belgio, il Regno Unito, l’Irlanda, la Spagna, gli Stati Uniti, la Svezia, la Polonia l’Olanda e il Canada. Le reazioni di questi paesi non sono state certo al livello di quelle italiane. Sia i telegiornali francesi che belgi hanno riportato la notizia, senza grande enfasi e, al massimo, esprimendo la speranza che i turisti francesi e belgi possano andare in Grecia almeno dal mese di luglio.

Il 18 maggio, meno di due settimane fa, il nostro ministro degli esteri ha incontrato – in videoconferenza – i suoi omologhi di molti altri paesi europei e ha discusso con loro della possibilità di una riapertura coordinata, visto anche che la Commissione europea aveva proposto degli orientamenti in questa materia. I ministri hanno invece preferito scegliere la strada di decisioni per gruppi di paesi basate su di un’analisi della situazione dell’epidemia paese per paese.

Non ricordo una dichiarazione sdegnata di Luigi Di Maio dopo questa riunione. Del resto lo stesso principio è stato seguito anche per le decisioni sulla riapertura delle possibilità di viaggio tra le regioni italiane. Fino all’ultimo c’è stata un’incertezza sulla possibilità che anche i lombardi potessero viaggiare liberamente.

Le dichiarazioni sdegnate di Luigi Di Maio sull’Italia trattata come un lazzaretto e sulla necessità di un intervento europeo riflettono la pochezza della persona. Forse Luigi Di Maio ha dimenticato che l’Italia ha bloccato unilateralmente i voli dalla Cina il 30 gennaio, il giorno prima della scoperta dei due primi casi di infezione in Italia (i due turisti cinesi in un albergo del centro di Roma) e quando i ministri degli esteri dei paesi UE avevano deciso esplicitamente di non farlo.