di Giuseppe Ardizzone
La Direzione Nazionale ha deciso che il PD appoggi con decisione e ufficialmente la scelta del SI al prossimo Referendum relativo al taglio dei parlamentari.
Allo stesso tempo il Segretario Nicola Zingaretti ha anche aderito all’ipotesi, avanzata da Luciano Violante, di ” una raccolta firme per il bicameralismo differenziato” . Proposta i cui termini principali mi sembrano espressi in queste righe dello stesso Violante all’interno di un articolo apparso sul quotidiano La Repubblica : ” II Pd potrebbe fare campagna per il SI’ raccogliendo contemporaneamente firme su una proposta costituzionale di iniziativa popolare per il bicameralismo differenziato, impegnandosi a sostenerla immediatamente: attribuire alla sola Camera il voto di fiducia e il voto finale su tutte le leggi meno quelle costituzionali e i trattati internazionali, che resterebbero bicamerali; attribuire al Senato il controllo del bilancio, la costituzione di Commissioni di inchiesta, tutte le funzioni che la Costituzione oggi attribuisce alla Commissione parlamentare per le questioni regionali; il Senato, inoltre, potrebbe richiamare entro termini brevi le leggi approvate dalla Camera proponendo modifiche, sempre con il voto finale di Montecitorio. È una ipotesi; possono essercene altre egualmente valide”.
In questo modo verrebbe legata la riduzione dei parlamentari, oggetto della conferma referendaria, ad un’ipotesi diversa di organizzazione del Parlamento ,non fermandosi solo ad un’ipotesi di riforma della legge elettorale.
Il senso dell’iniziativa mi sembra condivisibile quando tende a sottolineare che bisogna affrontare il tema vero di una riforma istituzionale: non quello del taglio dei parlamentari, ma del superamento delle lungaggini del sistema bicamerale.
Da parte mia, ritengo che bisognerebbe avere il coraggio di pensare alla fine del bicameralismo, lasciando una sola camera composta dall’intero numero dei parlamentari rimasti, aumentando semmai, in tal modo, pure il rapporto di rappresentanza di quella Camera con gli elettori.
Da qui, la necessità ,ovviamente ,di una riforma elettorale che utilizzi questo aspetto ed una riflessione seria sulla possibilità di avere un Presidente del Consiglio, eletto direttamente dall’elettorato, con una durata del mandato di quattro o cinque anni.
Mi spiegate con parole semplici questa “riforma” in cosa differisce da quella baocciata nel 2016? Mi rifiuto di pensare che sia stata bocciata solo perchè Renzi risultava antipatica ( o no?).
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