di Giuseppe Ardizzone
Cesare Pavese scriveva : “L’uomo mortale ha solo una cosa d’immortale : “il ricordo che porta e il ricordo che lascia” . Questa frase permette a Nino , il protagonista, di chiudere in pace la propria esistenza e di riferirla al narratore che insieme a lui aveva scritto la storia del suo amore per “ Rina” , sua moglie. Un matrimonio che era durato sessantacinque anni e che prima di iniziare era stato suggellato da una lettera che Rina aveva scritto e consegnato al suo futuro marito in cui affermava che se il loro legame sarebbe stato forte così come il loro amore avrebbero avuto il dono dell’immortalità.
Quella lettera non era mai stato più ritrovata perché il protagonista l’ aveva messa nella tasca interna della giacca dell’abito con cui era stato vestito nel giorno del suo funerale.
La storia dell’amore fra Rina e Nino è una cosa forse d’altri tempi al punto da far dire allo scrittore, che collabora con Nino per ricucire i suoi ricordi e narrare la storia di questo amore, che ha una grossa difficoltà a scrivere perché mai si era trovato davanti ad una persona così diversa da lui.
Come tanti , oggi , lo scrittore Amicangelo ( un convincente Fabrizio Gifuni) ha una vita sentimentale difficile , con un matrimonio interrotto che rende difficile il rapporto con la figlia ed una nuova storia d’amore che non sa quanto durerà . Vive una realtà ed un mondo profondamente diverso da quello di Nino; ma, forse, il rapporto con una esperienza così diversa lo spingeranno a cercare qualcosa dentro di se e tentare un rapporto diverso con le persone che ama : a cominciare dalla figlia.
Pupi Avati, ancora una volta con i suoi film, ci porta nella vita della provincia della Bassa Padana , con i suoi momenti di semplice socialità ed un’importanza non irrilevante dell’ambiente naturale, che fa parte della vita delle persone.
In questo film la storia nasce dalla rappresentazione del romanzo “Lei mi parla ancora – Memorie edite e inedite di un farmacista” scritto nel 2016 a 95 anni da Giuseppe Sgarbi, padre del noto Vittorio Sgarbi e della sorella Elisabetta.
Giuseppe “ Nino “ Sgarbi da giovane è interpretato da Lino Musella mentre la moglie Rina da Isabella Ragonese , entrambi convincenti nella rappresentazione dei due personaggi. I ruoli della coppia ormai anziana sono poi ricoperti da una magnifica Stefania Sandrelli e da Renato Pozzetto che continuano a farci vivere questo splendido legame, presente all’interno della coppia, che la stessa morte non può separare. Chiuso nella sua stanza , quando pensa che nessuno lo senta , Nino infatti continua parlare con Rina senza la quale non riesce nemmeno ad immaginare la sua vita.

E’ la forza del ricordo che ci rende immortali. E’ questa la grande lezione che riceviamo dal film ma anche dalla stessa storia dell’umanità .
Le persone a noi più care continuano a vivere nel nostro ricordo e ,se ci pensiamo bene, noi stessi, la nostra formazione culturale sono realizzate grazie al ricordo di chi ci ha preceduto e ci ha lasciato le sue riflessioni e le sue emozioni che risultano immortali, per sempre. La stessa perdita delle persone , nostri punti di riferimento, diventa sopportabile solo grazie al ricordo delle cose che hanno fatto o hanno detto .
Pupi Avati ha realizzato la sceneggiatura di “ Lei mi parla ancora” con il figlio Antonio ed insieme hanno ricevuto la candidatura al David di Donatello per la migliore sceneggiatura adattata. Un’ulteriore candidatura al David di Donatello come miglior attore protagonista è andata a Renato Pozzetto. Tutti bravi gli attori che hanno collaborato alla realizzazione del film fra cui desidero sottolineare la prova di Isabella Ragonese , Lino Musella , Stefania Sandrelli , Renato Pozzetto , Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli e Alessandro Haber.
Un film semplice, tenero, ma ,allo stesso tempo, profondo.