di Giovanni De Sio Cesari ( pubblicata su : Quaderni europei )
Spesso corre l’idea che le persone istruite, e per estensione intelligenti e consapevoli ,si orientino politicamente a sinistra; mentre la destra sarebbe supportata, fondamentalmente, da persone meno istruite e per estensione meno consapevoli e intelligenti.
Insomma, la gentaglia voterebbe a destra ma quelli che capiscono la realtà effettiva a sinistra.
Gli sciocchi voterebbero Berlusconi e Salvini, quelli intelligenti Prodi e il PD.


Il fenomeno viene poi spiegato con il fatto che la destra sarebbe il partito che fa gli interessi dei pochi, pochissimi ricchi, mentre la sinistra quelli del popolo, dei lavoratori; insomma, della grande maggioranza della popolazione.
Da ciò si dedurrebbe che se la destra ha cosi tanto seguito elettorale, tanto da vincere a volte le elezioni, ebbene questa sarebbe la prova provata inconfutabile che chi vota destra è inconsapevole, non comprende la realtà; insomma, è una persona stupida.
Non entriamo qui nel merito se effettivamente la destra faccia gli interessi di pochi ricchi e la sinistra invece promuova il benessere delle grandi masse: è un giudizio politico che lasciamo da parte. Vogliamo invece qui esaminare se effettivamente votare a sinistra sia qualcosa che caratterizzi le persone istruite.
L’ idea che l’ istruzione porti alla sinistra , idea che aveva gran fortuna fino a un 40 anni fa, poggia su un equivoco linguistico. Si confonde intellettuali e persone istruite.
Gli intellettuali, di gramsciana memoria, sono i poeti, gli scrittori, gli artisti, registi e simili e soprattutto i critici di essi. Venivano chiamati uomini di lettere nel Rinascimento, ideologues ai tempi della Rivoluzione Francese, modernamente, con una translitterazione dal russo интеллигенция, intellighentia, oppure in francese maitre à penser , qualche volta dispregiativamente radical chic.
Le persone colte ,invece, sono medici ingegneri, funzionari, amministratori pubblici e privati, manager ecc.
I primi effettivamente sono generalmente orientati a sinistra, i secondi no.
Abbiamo poi una contraddizione logica : se noi poi pensiamo che i ricchi votino a destra allora ne consegue che essendo essi mediamente più istruiti dei poveri allora gli istruiti dovrebbero essere più di destra che di sinistra .
Resta da capire perché gli intellettuali ( non le persone istruite) tendano a sinistra.
Una spiegazione particolare per l’ Italia può essere l’ egemonia che il PCI riuscì a conseguire nel primo dopoguerra. Si parlò pure di “intellettuale organico” cioè dell’intellettuale che mette la sua opera a servizio del movimento per la liberazione del proletariato, praticamente del partito comunista. Ma l’ idea non ebbe gran successo perché, comunque, in pratica finiva con ridurre l’intellettuale a funzionario del partito, con una forte, sostanziale limitazione alla libertà di pensiero che permette la sua funzione. L’intellettuale non può ridursi ad un semplice propagandista di idee e indirizzi scelti da altri, dalla direzione di un partito, come era avvenuto tragicamente nella Russia di Stalin .
Si ricorda al proposito l’aspra polemica fra Vittorini e Togliatti sul Politecnico , alla fine degli 40, in cui il primo contestava al secondo che l’ intellettuale non poteva essere il piffero che suona alla testa del partito per indurre gli altri a seguirlo.
Ma comunque, l’ egemonia si affermò e con la sua ondata lunga, esistenziale, rinnovata nel 68, almeno fino ad alcuni anni fa, nelle facoltà universitarie di lettere e filosofia non si faceva carriera se non si era orientati a sinistra.
Io però non credo troppo a questa spiegazione, pure basata sui fatti. Noterei che la prepensione alla sinistra degli intellettuali dura fino dall’ origine della distinzione fra destra e sinistra. In tutta la storia degli ultimi due secoli la cultura è generalmente, anche se non sempre, orientata a sinistra.
Abbiamo movimenti che si possono classificare di destra: un parte del Romanticismo (Chateaubriand ), una parte dell’idealismo (Hegel e il suo epigono italiano Gentile), alcuni movimenti d’inizio del Novecento ( Futuristi ); ma, la grande maggioranza degli intellettuali si pone certamente nella tradizione di sinistra: dai cattolici risorgimentali (Manzoni) all’ esistenzialismo, alle correnti del dopoguerra, ai contemporanei .
Io credo che sia proprio un fatto connaturato. La sinistra parla di uguaglianza, di giustizia , di ideali : attira quindi i giovani, gli idealisti, gli intellettuali appunto meno legati alla concretezza, alla quotidianità, mentre restano più a destra gli altri.
Ad esempio, nell’ambito del Risorgimento, la sinistra era quella mazziniana, tutta piena di nobili ideali difficilmente realizzabili; mentre la destra ( Cavour) molto più concreta, ancorata alle possibilità effettive. Anche oggi gli ideali ci portano a soccorrere i naufraghi, ad accoglierli come fratelli senza distinzione ecc. ecc. mentre la destra prende in considerazione gli squilibri che essi portano al nostro mercato del lavoro.