di Giuseppe Ardizzone
Recentemente ho ascoltato, nel corso di una trasmissione televisiva a carattere giornalistico, una riflessione generale sull’atteggiamento culturale presente nella nostra società fin dagli anni ’80 , improntato sul valore della libertà personale . Veniva inoltre sottolineato questo aspetto in contrapposizione al diffuso moralismo presente negli anni ’60’ e ’70 del secolo scorso, che in qualche modo limitava la libera espressione dell’individuo.
Penso che sia doveroso per chi ha un minimo di memoria storica di quei tempi, di quelli successivi e attuali dare un piccolo contributo su queste questioni , anche tenendo presente che per molti giovani questi argomenti non sono molto conosciuti.
M sembra che gli anni sessanta e settanta siano stati attraversati da dei movimenti culturali e politici che, certamente, non criticavano la presenza dei valori morali, ma semmai l’ipocrisia con cui venivano vissuti dal mondo adulto .
Vi era un profondo desiderio di verità e di vita che pretendeva la piena autenticità dei valori professati o negati. Tutto questo , contrariamente al periodo successivo, in presenza anche di una grande dimensione sociale , del senso della comunità e del gruppo.
E’ vero che, a partire dagli anni 80, vi è stata una profonda crisi delle ideologie e dei valori con una contemporanea idealizzazione della libertà individuale; ma, questa libertà non si è facilmente coniugata con la riscoperta di un nuovo modo di vivere sociale, capace di superare i limiti culturali e strutturali individuati nelle vecchie ideologie ed immaginare una nuova visione del futuro inclusiva e sfidante.
La società in cui viviamo, non a a caso, ha esaltato il culto dello sviluppo individuale superando anche i limiti nazionali , all’interno di un percorso di globalizzazione; ma, nello stesso tempo, ha privilegiato spesso la rendita finanziaria o di potere nei confronti del lavoro , della professionalità e della inclusività per mostrare oggi pienamente i propri limiti , incapace di portare avanti uno sviluppo rispettoso dell’ambiente ed incapace di dare un’opportunità di vita decente ad ogni abitante del mondo.
L’esaltazione dell’individualità fine a se stessa, in tutte le sue forme, priva di una capacità di coinvolgimento nella comunità ed anche della comprensione del senso della storia passata, presente e futura, mostra i propri limiti e un diffuso senso di disorientamento rispetto addirittura alle questioni fondamentali dell’esistenza quali la natalità . l’ambiente , la povertà assoluta di larghi strati della popolazione , la stessa incapacità di produrre valori morali.
Fortunatamente , da qualche anno, nel nostro orizzonte culturale, anche se ormai diffusamente disattento nei confronti delle lezioni della storia passata, sta finalmente riaffiorando una nuova capacità di visione che prova a rispondere ai problemi del presente, cercando di utilizzare le lezioni del passato : è il “Green New Deal” all’interno del quale troviamo riflessioni diverse , forse anche semplici ma toccanti , che uniscono nuove figure di riferimento chiedendoci di uscire dal nostro stretto interesse individuale per occuparci insieme del mondo in cui viviamo.
Non è semplice, ma dobbiamo fare i conti con la storia se vogliamo che il nostro presente riesca ad avere una visione del futuro, all’interno della quale costruire dei nuovi valori morali condivisi e di riferimento per il nostro cammino.