di Giuseppe Ardizzone

Moretti in questo film ci parla della nostra  società in  cui le persone, dietro una facciata di normalità, vivono pesanti conflitti interni sia nei confronti del senso della propria vita , che delle paure ed incertezze relative al rapporto con gli altri .

Per farlo, per la prima volta, mette in scena un soggetto basato sull’opera letteraria di un altro autore  , l’israeliano   Eshkol Nevo che ha scritto nel 2015 il romanzo omonimo che narra le vicende di tre nuclei familiari che vivono nello stesso edificio alle porte di Tel Aviv.

Moretti ambienta la storia  in una generica città italiana; ma, in realtà, ci troviamo a Roma in un palazzo d’inizio novecento , nel quartiere Prati , dove si sono svolte realmente le riprese del film.

Nei tre piani di quel palazzo elegante e gradevole alla vista  vivono tre famiglie di una media borghesia il cui equilibrio apparente verrà messo violentemente in discussione . Di fronte a ciò che non prevedevano potesse succedere , di fronte al cambiamento , le ansie personali e la paura  prendono il sopravvento  guidando i comportamenti verso la rigidità , la separazione , la persecuzione, la fuga.

Moretti non riesce più a vedere  con simpatia o condiscendenza un società che nelle sue sfaccettature appare malata ed incapace di trovare su quelle basi una forma possibile di rinascita. Non basta avere ragione , rimanere nel giusto e condannare chi sbaglia per creare attorno a  se le basi di una società armoniosa e vitale. E’ importante ascoltare la loro sofferenza,  cercare di capire quello di cui hanno bisogno e che li porta a sbagliare  per recuperarli e dare una direzione positiva e la possibilità di una convivenza che altrimenti è andata persa.

Il tempo che trascorre, rivisitando le vicende dei nostri personaggi due volte , ognuna a distanza di cinque anni ,ridimensionerà molti comportamenti ed atteggiamenti, agendo come sempre da calmiere della nostra vita.

La contraddizione è presente in ciascuno  di noi e riuscire a guardarla senza paura, per aiutarci insieme a superarla e cercare di realizzare una vita più giusta e armoniosa, è l’unica cosa che ci permette di vivere.

Il sospetto del male presente negli altri, la solitudine, la stessa certezza dell’errore debbono e possono essere superati per riuscire ad aprirci alla vita, riprovando ad avere fiducia nella forza dei valori che non sopprimono chi sbaglia ma lo salvano.

Quelle famiglie racchiuse nei tre piani di quel palazzo , ognuna sostanzialmente autosufficiente e lontana dagli altri, devono imparare ad ascoltare , ad accogliere, ad avere fiducia anche nei confronti di tutto quello che è diverso dai propri schemi e ci mette in difficoltà sviluppando le nostre paure.

La paura dell’esistenza  e degli altri può essere affrontata solamente facendo ricorso  alla capacità di ascolto , di fiducia e di amore che è dentro di noi e ci permette di vivere.

Imparare a perdonare e perdonarsi costituisce il primo passo verso quell’incontro con gli altri di cui tutti abbiamo bisogno. E’ lo stesso Nevo che dopo aver visto il film si è espresso in questi termini  racconta Moretti.

Il film si avvale di un cast di attori veramente importante e che comprende, oltre allo stesso Moretti, Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Alessandro Sperduti, Denise Tantucci, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Stefano Dionisi e Tommaso Ragno. Ognuno riesce a dare una intensa credibilità ai propri personaggi, contribuendo alla riuscita dell’opera.