di Giuseppe Ardizzone
Janis ( Penelope Cruz) è una fotografa madrilena che è stata cresciuta dalla nonna e da sempre , insieme alla sua famiglia, coltiva dentro di se la speranza di fare luce sulla morte del suo bisnonno desaparecido durante la guerra civile spagnola.
In realtà, il bisnonno ,insieme a molti altri uomini del suo villaggio, nella memoria collettiva risulta essere stato ucciso dalle milizie falangiste e sepolto in una fossa comune senza lasciare alcuna traccia per i familiari delle vittime. Neanche un luogo dove poterli piangere e ricordarli. Il villaggio ha identificato il luogo della possibile fossa comune e Janis, avendo conosciuto un famoso antropologo forense , Arturo, gli propone di scavare in quel sito per ritrovare i resti del bisnonno e dare volto alla verità su quegli avvenimenti storici che avevano toccato così profondamente quel villaggio e la sua personale famiglia.
La verità sugli avvenimenti storici è importante e ci restituisce il senso del nostro passato; tuttavia , a volte , quando guardiamo a questi fatti li sentiamo inevitabilmente lontani, mentre, invece, il problema di assicurare la verità sui fatti che accadono nella nostra vita è una questione sempre attuale ed importante .

Almodovar, nel suo film, ci spiega questo concetto sviluppando la questione all’interno della trama del suo racconto e unendo la tensione verso la ricostruzione dei fatti storici dei desaparecidos della guerra civile spagnola con le vicende personali della giovane Janis.
Lo fa, facendoci osservare come il comportamento e la scelta di dire la verità siano cruciali per la vita personale di Janis rispetto alle vicende legate alla sua maternità ed ai rapporti con la madre paralela Ana, conosciuta nella camera dell’ospedale che le ha viste insieme in attesa di dare alla luce le loro bambine.
In questo modo Almodovar , ponendo la questione all’interno della vita più intima della protagonista, ce la fa percepire con forza e coinvolgendoci emozionalmente.
In prima battuta, l’emozione legata alle vicende delle due “madres paralelas”, Janis ed Ana, è così forte da farci sentire quasi forzato il richiamo del film alla storia dei desparecidos; ma , ripensandoci, è il modo con cui Almodovar ha voluto farci sentire viva ed attuale l’importanza storica della scelta della verità nella nostra vita.
La morale del film è inoltre estremamente positiva e ci rassicura sul fatto che la menzogna ed il silenzio, alla fine, vengono inevitabilmente alla luce, inchiodandoci alle responsabilità storiche degli avvenimenti; mentre la capacità di confrontarsi con la realtà e la verità dei fatti , anche se dolorosa, è sempre foriera di risultati e conseguenze positive.
Pedro Almodovar ha scritto e diretto questa storia, curandone anche la sceneggiatura e assumendosi il peso economico della produzione insieme al fratello minore Augustin, con cui ha fondato la casa di produzione EL DESEO.
Il film è stato presentato in anteprima il 1º settembre 2021 in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia come film d’apertura dell’edizione, ottenendo la Candidatura per il Leone d’oro al miglior film. Contemporaneamente, nella stessa edizione, Penelope Cruz ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile nel ruolo della protagonista Janis.
Da sottolineare anche la buona prova degli altri principali attori e attrici, in particolare di Milena Smit ( Ana) Israel Elejalde( Arturo) Aitana Sánchez-Gijón( Teresa madre di Ana) e Rossy de Palma( Elena) vecchia conoscenza dei film di Almodovar. Come sempre di buon livello le musiche di Alberto Iglesias, che ritroviamo come autore in quasi tutti i film di Almodovar, la Fotografia di José Luis Alcaine ed il Montaggio di Teresa Font .