di Giovanni De Sio Cesari

 INTRODUZIONE

Nel sentire comune si è radicato il mito della Granada islamica, che praticava grande tolleranza religiosa  verso cristiani ed ebrei, in contrapposizione alla Spagna cattolica,  fanaticamente intollerante. Questo paradigma viene spesso allargato  a tutti i rapporti fra islamici e cristiani. Il mito ha un fondamento storico reale perché, effettivamente,  nella Granada islamica ebrei e cristiani godevano di ampia tolleranza,  mentre, con la sua conquista  cristiana nel 1942,  in  Spagna iniziò una politica di repressione dei non cristiani. Gli ebrei furono cacciati e i mussulmani  costretti a conversioni forzate  attraverso   discriminazioni  e persecuzioni; tuttavia  i fatti vanno inquadrati nel contesto storico per essere compresi nel loro significato. 

CRISTIANI ED ISLAMICI

Vediamo innanzitutto i rapporti che si instaurarono in generale fra cristiani e mussulmani nel Medioevo.

Per i Mussulmani, nel  Corano, troviamo una distinzione fondamentale dei non credenti fra gli idolatri e cristiani ed ebrei,gli Ahl al-Kitab (“genti  del libro” cioè  della bibbia).  Per i primi non è prevista alcuna tolleranza  che è, invece, concessa ai secondi.

L’islam riconosce, infatti, come predecessori di Maometto i profeti biblici e Gesù, considerato  anch’esso un grande profeta, anche se diversamente interpretato rispetto al  cristianesimo; pertanto, cristiani ed ebrei erano considerati comunque adoratori del vero Dio, che si era poi manifestato anche a  Maometto.

 Ma vi era soprattutto un’esigenza politica concreta: l’Islam si diffuse in tutto il  Medio Oriente in un mondo  già da secoli pienamente  e unanimemente cristiano. La conversione improvvisa e coatta di tutti i popoli conquistati sarebbe stata una follia dal punto di vista  politico; anzi, l’espansione militare fu anche ampiamente favorita dalle lotte interne fra cristiani per le quali i  musulmani potevano essere considerati, al limite, una soluzione. Ad esempio, la chiesa  copta di Egitto accolse gli eserciti islamici quasi  come liberatori perché  in grave scontro politico e religioso con la chiesa di Costantinopoli.

Si creavano, quindi,  comunità distinte: cristiani ed ebrei non furono mai equiparati ai mussulmani,” la parte migliore” e l’unica che avesse la pienezza dei diritti politici. Essi venivano considerati dhimmy  (protetti) in cambio di una tassa  detta gizha  che dovevano pagare ai mussulmani spesso con modalità umilianti (shāghirūn ).

 Vigeva  il principio di segregazione delle due comunità. La tolleranza era subordinata a certe condizioni come il non fare propaganda religiosa, non danneggiare in nessun modo gli islamici, non calunniarli; ma, tali principi erano cosi vaghi  da permettere poi ogni interpretazione. La condizione dei dhimmy , pertanto,  poteva variare moltissimo  secondo  l’arbitrio delle autorità ,che potevano più o meno essere generose o tiranniche. A  volte, i cristiani diventavano consiglieri apprezzati; a volte, invece, si ebbero delle vere e proprie persecuzioni  e progrom.

Ad esempio, nell’India dell’impero del Gran Mogol,  mentre Akbar  ebbe molta tolleranza verso gli indu, invece  Aurangzeb  adottò una politica intransigente e persecutoria  che determinò poi la rovina dell’impero e  permise poi agli Inglesi  di prenderne facilmente il controllo.

Il passaggio graduale delle popolazioni sottomesse all’islam era così favorito dal desiderio di uscire dalla propria emarginazione e di ottenere  la pienezza dei diritti. D’altra parte, una legge fondamentale dell’islam  vietava che si potesse passare dall’islam ad altra religione (anche a quella prima professata) comminando la pena di morte: veniva assolutamente vietato qualunque apostolato dei non musulmani.

 Nell’ambito  cristiano non esistevano  norme del genere in quanto si era, in generale, sulla difensiva e non si occupavano terre precedentemente  islamiche; tuttavia, i principi erano sostanzialmente gli stessi di quelli islamici e vennero adottati soprattutto verso gli ebrei le cui comunità erano numerose nel mondo cristiano. Essi si trovarono, in pratica,  nella stessa condizione dei dhimmy nelle terre islamiche.

In alcuni casi, però, i cristiani riconquistarono terre che originariamente cristiane, erano state occupate dai mussulmani: la Palestina, la Spagna. la Sicilia. La Palestina costituisce un caso a parte,  della Spagna parleremo dopo : accenniamo  brevemente alla Sicilia. Nell’isola,  la dominazione islamica fu piuttosto breve: i primi sbarchi avvennero nel  827, la conquista completa si ebbe nel 902; nel 1091  i normanni la conquistarono riportandola nell’ambito cristiano. I mussulmani di Sicilia, tuttavia,  continuarono a prosperare sotto il dominio cristiano, usufruendo di  ampia tolleranza e prestigio. Il successore dei normanni , Federico II di Svevia (1207- 1250) si circondò di dotti arabi ,di cui conosceva perfettamente la lingua, e reclutò fra gli Arabi le sue milizie più fedeli. La rovina per gli Arabi venne con l’invasione degli Angioini, che sconfissero l’ultimo degli Svevi , Manfredi, a Benevento nel 1266. La comunità islamica  fu dispersa ma non tanto per motivazioni religiose quanto politiche, in quanto  i mussulmani erano  partigiani fedeli degli  Svevi.

 NELLA  SPAGNA MEDIOEVALE

Agli inizi  del ‘700 d C  gli arabi mussulmani passarono lo stretto di Gibilterra (gebel el tarik: monte di Tarik che era il loro condottiero) e rapidamente conquistarono  la Spagna, che era tutta cristiana. Passarono i Pirenei e si riversarono in Francia dalla quale, però, furono  respinti nella battaglia di  Poitiers nel 732 ,dai Franchi di Carlo Martello .

Dopo la caduta degli Omeyyadi, la Spagna islamica  si rese autonoma dal resto dell’impero arabo mussulmano e tale rimase sempre. Non costituirono però uno stato unitario, ma si divisero in tanti staterelli (emirati, califfati).  

Dall’altra parte, si formarono regni cristiani che iniziarono una lunga riconquista che dopo 700 anni si concluse con  la conquista di tutta la Spagna. Non si deve, però, pensare a una grande guerra continua fra cristiani e mussulmani:  erano assolutamente comuni le alleanze trasversali fra  regni cristiani e mussulmani,  ciascuno dei quali poi era preda di continue lotte interne per la successione. Quindi, non una grande  guerra di religione, quanto una instabilità generale tipica dell’Europa feudale. Ciascuno dei re cristiani  o califfi mussulmani  si trovava ad avere sudditi sia cristiani che mussulmani. La Spagna costituiva quindi  l’unica terra nella quale cristiani e mussulmani  effettivamente si conoscevano e  collaboravano; infatti, fu dalla Spagna che tornarono all’Occidente le opere  degli antichi  ( per esempio quelle di Aristotele) attraverso la mediazione araba.

 E’ vero che in tutto il Medio Oriente  islamico vi erano comunità cristiane,  ma erano comunità che avevano perso ogni rapporto con la cristianità europea;  mentre, i cristiani  spagnoli rimasero sempre in contatto  diretto  con tutta la cristianità occidentale.

Per constatare come fossero diversi i rapporti  in Spagna  basta confrontare il poema francese “ La  chanson de Roland” con quella spagnola  del “ Cantar de mio Cid”. Nel poema francese i mussulmani sono i malvagi ,gli empi,  vengono confusi con i pagani e addirittura definiti adoratori di Bacco, mentre è risaputo che la loro fede proibisce gli alcolici. Invece, nel poema spagnolo  il protagonista, Diego de Vivar, porta l’appellativo di Cid (in arabo significa “signore”), tratta alleanze  con gli Arabi, di cui evidentemente conosce benissimo  la lingua  e la cultura  e verso i quali dimostra sempre grande rispetto e considerazione. Tuttavia, la reciproca tolleranza e considerazione veniva ogni tanto messa in disparte con la proclamazione, dall’una o dall’altra parte, di guerre sante. In particolare, periodicamente, dall’africa del nord venivano ondate di  fanatici guerrieri dell’islam pronti a  guadagnarsi il paradiso, morendo per distruggere il cristianesimo.

Il momento  cruciale fu nel 1212 con la battaglia de Las Navas de Tolosa, nella quale cristiani e mussulmani si affrontarono  nella maggiore battaglia campale della Spagna medievale.  Da parte mussulmana,  il nucleo combattente principale era costituito da milizie  venute dall’africa del nord, decise a sradicare il cristianesimo; ma, gli andalus  (i mussulmani di Spagna)  non condividevano  affatto tale fanatismo religioso, tanto che i rapporti si fecero molto tesi, raggiungendo il culmine, quando  al Nasr  fece giustiziare il governatore mussulmano di Calatrava accusandolo di tradimento: per questo gli an-dalus parteciparono alla battaglia, ma di mala voglia. L’esercito cristiano era formato da una alleanza di quasi tutti gli stati cristiani di  Spagna; ad essi si volevano aggiungere cavalieri venuti  dal resto d’Europa ( gli ultramontani, venuti cioè da oltre i Pirenei). Questi volevano, però, sradicare  l’islam ,cosa che i sovrani cristiani invece non volevano affatto perché  avevano sudditi mussulmani : per questo solo pochi cavalieri ultramontani combatterono poi effettivamente.

La battaglia si risolse con la  disfatta completa dei mussulmani; tuttavia,  i cristiani non poterono sfruttare  la vittoria perché, subito dopo, l’alleanza si sfaldò ed ogni regno tornò a seguire una propria politica particolare, essendo ormai venuto meno il pericolo  esterno.

LA CONQUISTA DI GRANADA

Nella seconda metà  del 200 gli stati cristiani ripresero l’offensiva e alla fine del secolo conquistarono tutta la Spagna, tranne il califfato di Granada  che cadde solo nel 1492, due secoli dopo. in tutto questo tempo ci fu una ampia tolleranza religiosa. Con le conquiste, i re cristiani si trovarono ad avere molti sudditi mussulmani e poiché questi erano generalmente più evoluti dal punto di vista economico e culturale,  formavano una specie  di classe dirigente amministrativa ed economica dei regni cristiani. D’altra parte, Granada mussulmana poteva sussistere solo con il benestare cristiano e quindi si guardava bene dal perseguitare i cristiani . La situazione venne  a mutare profondamente verso la fine del ‘400, con l’affermarsi dello stato assolutistico. Nello stato medioevale il potere  centrale era debole ed esercitava una scarso controllo sul territorio che era invece sostanzialmente  amministrato localmente  dai feudatari o dalle comunità ( comuneros).  In questo contesto erano del tutto compatibili comunità religiose diverse, ciascuna delle quali si governava con proprie leggi  religiose. Ma in Spagna come in Francia e Inghilterra  si andava affermando la monarchia assoluta, nella quale il sovrano prendeva effettivamente il controllo del territorio  e la nobiltà perdeva la sua autonomia, fornendo i quadri dell’esercito del re e dell’amministrazione dello stato.  Con una lunga e accorta politica matrimoniale , tutta la Spagna  si trovava unita con il matrimonio di Ferdinando il Cattolico e Isabella di Castiglia.  In realtà,  si trattava solo di una unione dinastica, perché i regni restavano distinti giuridicamente e la formazione di un regno unitario in Spagna avvenne solo un secolo dopo, al tempo di Filippo II. Di fatto, però, l’unita era costituita .Le forze unite si rovesciarono  sull’ultimo stato islamico di Granada che si difese accanitamente e si arrese  nel 1492,  con la promessa della tolleranza religiosa  verso i mussulmani .

Ma la politica di tolleranza  religiosa veniva a rovesciarsi  per le esigenze  dell’assolutismo monarchico. Gli ebrei nello stesso anno furono cacciati dalla  Spagna  cosi come era già avvenuto in Inghilterra ( 1290) e Francia  (1322) . Verso i mussulmani  cominciò una politica di emarginazione, di repressione per sottrarsi  alla quale  i mussulmani dovevano convertirsi  al cristianesimo. Una parte dei mussulmani, infatti, accettò la conversione, che  era in genere solo formale,  mentre continuavano a seguire i precetti islamici. In questo quadro entra allora in scena  la terribile Santa Inquisizione. Essa non aveva potere su  “i non cristiani “; ma, quelli che si erano dichiarati cristiani ricadevano sotto la sua giurisdizione. Quindi, essa indagava, scopriva e puniva inflessibilmente quelli che si erano detti cristiani,  ma seguivano le  pratiche mussulmane, considerandoli eretici.

La questione dei  mussulmani di Spagna ( moriscos)  si protrasse ancora per oltre un secolo: le ultime comunità furono disperse nel 1614 in seguito ad una ennesima  rivolta.

 Si affermò, invece, il principio della  “limpieza de sangre” ( purezza del sangue) che non era, come può sembrare, un concetto razzistico biologico, ma storico culturale:  indicavano con questa espressione  quelle persone che, non essendo discendenti  da mussulmani, erano  certamente veramente cristiani  e non nascostamene mussulmani (marranos).  Una parte dei mussulmani, però, si convertì effettivamente al cristianesimo ed entrò nella nazione spagnola: gli spagnoli  attuali hanno quindi anche degli antenati mussulmani.

CONCLUSIONE

Non si può contrapporre una tolleranza islamica  ad una intolleranza cristiana. Cristiani e mussulmani ebbero pressappoco lo stesso grado di tolleranza  che, in genere, fu molto alto in Spagna in cui convissero,  negli stessi stati, appartenenti ad ambedue le religioni.  La fine della convivenza e della tolleranza non ebbe  tanto  motivazioni religiose quanto politiche . Fu l’affermazione dello stato  assolutistico moderno ad emarginare i non cristiani;  cosa  che accadde poi, anche  nel resto dell’Europa,  relativamente  agli ebrei.