di Mario Pizzoli
E’ possibile, anzi probabile, magari anche certo, che il Governo precedente e quello attuale non abbiano saputo gestire al meglio la comunicazione relativa alla pandemia. E’ chiaro e lampante che un nutrito gruppo di italiani, prevalentemente non vaccinato, ma anche tra quelli vaccinati, sia rimasto molto scettico sulla soluzione vaccinale perché non convinto sulla validità del vaccino, ma soprattutto confuso dalla ridda di affermazioni fatte a vario titolo da virologi laureati all’Università Statale, e altri laureati all’Università della vita che di primo lavoro fanno il fattorino, lo scaricatore di porto, il barista o vendono verdura al mercato.
Sulla base dei dati diffusi dall’ISS il quadro alla fine sembra abbastanza chiaro. Ma oltre a questo, sarebbe utile chiarire anche alcuni punti fermi.
1) Come in qualsiasi situazione, chi dovrebbe esprimere parerei tecnici, è un tecnico. Nessuno può sostituirsi ai tecnici, ciò chi ha studiato anni la materia. Essere parente di un tecnico, il giornalaio di fiducia di un tecnico, il fratello del meccanico di fiducia di un tecnico, non fa si che si diventi tecnico di conseguenza. Essere tecnico significa studiare la materia, ed essere capace di interpretarla. Non tutti i tecnici sono bravi tecnici ed esperti, ma nessun meccanico, giornalaio, verduraio può sostituirsi ad un medico, ad esempio.
2) il Governo ha l’OBBLIGO, non solo il dovere, di fornire informazioni ai cittadini, in maniera comprensibile, e coerente. E’ vero, con una pandemia “nuova”, si va un po’ a tentoni e si impara giorno per giorno, ma è anche vero che i cambi di paradigma che ci sono stati non sono stati adeguatamente spiegati, e sono stati interpretati, spesso ad arte, come incompetenza. Nulla di più falso. Ci si è mossi con la consapevolezza che ogni giorno che passava contribuiva a chiarire meglio la dinamica della pandemia, col risultato di non fare cose che si facevano prima, e di fare poi cose che prima non si facevano.
3) i dati dell’ISS ci dicono che, percentualmente parlando, l’85% dei ricoverati per Covid (contro il 15%) è costituito da non vaccinati, mentre in Terapia Intensiva il rapporto tra vaccinati e non è di 1:12. Il rapporto si eleva a 1:23 se si considerano i vaccinati con booster.
Difficile ignorare che il vaccino serva e serva soprattutto ad evitare la malattia grave.
4) la fascia 40-59 anni, tra i non vaccinati, rischia molto in confronto alla stessa fascia composta da vaccinati con booster: 4 volte peggio il contagio, 20 volte il ricovero in ospedale, 56 volte il ricovero in TI, 17 volte di più il decesso. E’ impossibile ignorare anche in questo caso la protezione fornita dalla vaccinazione. Tra gli over 80 la situazione è ancora peggiore.
5) La vaccinazione di richiamo, dai dati attuali, sembra dover essere costantemente riproposta, e a intervalli piuttosto brevi, per mantenere alta la protezione. Ciò nonostante, risulta ancora la strategia più efficace di contrasto alla malattia grave.
E’ bene chiarire che il vaccino non impedisce alle persone di contagiarsi ma questo succede meno spesso, e in maniera meno grave. E’ possibile che si muoia anche dopo tre o anche quattro vaccinazioni, non ci sono garanzie che non accada, ma senza il vaccino, le probabilità che accada sono molto, ma molto più alte.
Non ha quindi senso il contrasto alla vaccinazione basato sulla garanzia di non ammalarsi. Il rischio di malattia non può essere eliminato del tutto, ma può essere minimizzato. Con il vaccino appunto.
Per ultimo, è bene chiarire che dal punto di vista clinico i vaccini NON sono sperimentali, ma hanno avuto lo stesso iter registrativo di qualunque farmaco, e l’uso intensivo sul campo ne certifica la sicurezza in termini statistici. Questo significa che non ci possano essere effetti indesiderati? NO, come non può essere escluso per qualsiasi farmaco. Ma sono statisticamente e clinicamente meno gravi del rischio di ammalarsi di Covid, con esiti anche fatali.
Quindi non esiste alcun buon motivo per opporsi alla vaccinazione, come non lo si fa di solito di fronte ad alcuna delle terapie che il nostro medico di famiglia, o lo specialista, ci prescrivono.