di Mario Pizzoli
Ci sono due fatti che mi hanno colpito ultimamente, molto differenti nel loro impatto, ma legati da interpretazioni antitetiche laddove mi sarei aspettato comportamenti simili se non identici.
E’ vero, sono due eventi di fatto sproporzionati tra loro, ma è indicativa la differente chiave interpretativa che a loro applicano i commentatori.
I fatti.
FATTO 1 – 3 settimane fa, la Russia, dichiarando di voler aiutare le popolazioni russofone del Donbass, invade l’Ucraina fino a spingersi, tre settimane dopo, cioè oggi, ben oltre il Donbass e ben oltre il semplice supporto a popolazioni a suo dire oppresse e torturate. Dopo tre settimane di bombardamenti e distruzioni e con milioni di sfollati e molti, troppi morti tra i civili oltre che tra i militari, è chiaro che VVP ha preso la scusa del Donbass oppresso per determinare ampie rivisitazioni dei confini Russi e della geopolitica dell’Est EU e Asia. Ora ci si sarebbe aspettato che tutti fossero dalla parte dell’invaso e contro l’invasore. Ma appaiono enormi in quantità invece i commentatori che per deplorando la guerra, si ritrovano a fare distinguo su NATO e US, confondendo l’una con l’altra, ignorando di solito molti dei dettagli sia storici, sia strategici e discutendo di cose poco o per nulla conosciute ignorandone altre. Un nugolo invece di temerari è contro l’Ucraina, rea di voler fare lo stato sovrano a casa sua, e a favore di Putin che deve difendersi, non si sa bene da cosa. Viene da chiedersi perché di fronte ad una guerra di invasione, molto simile al casus belli della seconda guerra mondiale, venga interpretata con distinguo a volte capziosi, spesso in malafede perché parziali, confusi e frutto di propaganda.
FATTO 2 – Uno studente viene colto a copiare il compito in classe da internet, la professoressa se ne accorge, gli da 1 come voto ma decide di esagerare pubblicando il compito in classe, anonimamente, su FB. A questo punto ti aspetti che si parli di come sia degradata la scuola, se un alunno copia da internet fregandosene della necessità di misurarsi con una difficoltà, e se una prof arrivi a dover mostrare al pubblico (anonimamente ripeto) il motivo dello scorno. Invece no, apparentemente tutti i commenti sembrano unanimi. La prof va cacciata, è una che bullizza gli studenti, non è degna di fare la professoressa. Non leggo neanche un distinguo, neanche uno che dica che a fare il furbo ci si deve rimettere per forza, e meno male che una prof, sbagliando s’intende, abbia ingigantito l’accaduto, così magari il furbetto non si dimenticherà facilmente della cosa. Niente di niente, solo invettive verso la professoressa. Ai miei tempi sarei tornato a casa con la coda fra le gambe, i miei compagni mi avrebbero preso per il culo fino alla morte, e i miei mi avrebbero dato il consueto “resto”. No, neanche un distinguo come per la NATO e gli US. Nessuno che dica che il ragazzo è un farabutto. No, semplicemente si ignora il “reato”.
Ora mi piacerebbe capire la logica dietro a questi eventi, la differente interpretazione che umanamente dovrebbe essere ancora più pesante per chi scatena una guerra, non importa perché, e invece no, un ragazzo che copia rimane semplicemente un ragazzo bullizzato da una professoressa per i più. Peraltro, a scanso di equivoci, la prof ha sbagliato perché un compito in classe è documento d’ufficio e non può essere divulgato. Ma non basta, si invoca la cacciata sotto il giogo, mentre per il ragazzo non esiste menzione. Perché una guerra fa arrivare le persone a fare distinguo, e addirittura a giustificare l’aggressore definendo un criminale l’aggredito, e quando un caso “analogo” si presenta nella vita di tutti i giorni, un furbetto contro una prof esagerata, i distinguo spariscono per lasciar posto solo all’esecrazione del prof e il silenzio tombale per il furbetto?
Sia chiaro, i distinguo vanno sempre fatti nelle sedi opportune, ci sono mille ragioni perché le cose accadono, ma farlo in maniera così umorale e disordinata definisce una voglia smodato da parte di molti di offrire un parere il cui valore, di solito è modesto oppure nullo, in certi contesti e in certe modalità. Dopo esser stati virologi oggi siamo diventati tutti esperti di strategie militari e geopolitica, ed alcuni alternano tale specializzazione a quella di educatore e fine psicologo dell’educazione. Ma che fine ha fatto la vecchia definizione di “chiacchiera da bar”?
