di Mario Pizzoli
Una riflessione generale dopo tre mesi di guerra in Ucraina
1) diciamo che certamente le cose al dittatore russo non vanno benissimo, e forse neanche bene. Poteva andargli certamente meglio, non molto peggio.
2) in tre mesi, coloro che legittimamente hanno sempre auspicato la pace, hanno implicitamente avallato la soluzione di un’Ucraina smembrata, distrutta, e annientata militarmente e geograficamente per diventare un semplice corridoio di cortesia verso il mar d’Azov con il controllo di Odessa e delle risorse Ucraine ivi compresa l’eliminazione del pagamento dalla Russia all’Ucraina del pedaggio per far passare il gas russo. Nessuno di costoro ha spiegato come avrebbe “contrattato” con VVP una pace diversa con condizioni eque considerando che lui non ha alcun interesse a negoziare se non ottiene quello che ha sempre dichiarato di volere. E non potrebbe farlo, perché diventerebbe per lui una disfatta che nella sua posizione non si può permettere.
3) occorre cominciare a chiedere anche a Zelensky che tipo di soluzione ha in mente, perché se la sua soluzione, legittimamente, è quella di una “vittoria” totale con disfatta e ritiro di VVP, l’Europa non può permettersi di seguirlo. E’ necessario che l’UE e gli USA stabiliscano una linea di confine che non può essere superata e si adottino misure conformi a che questo accada. Rischi e costi di una guerra e delle sanzioni ha un equilibrio fluttuante rispetto ai benefici che la pressione militare ed economica esercita nel convincere VVP a negoziare. A questo punto si deve poter immaginare una strategia definitiva che comporti una negoziazione su basi serie e non su un generico “le diplomazie devono prevalere sulle armi. Mi viene da dire “grazie al ca…o”, ma le diplomazie, per funzionare, devono poter porre sul tavolo degli argomenti convincenti, non generici inviti alla ragione. Si deve partire dalle ragioni reali della guerra per capire cosa possa essere offerto a VVP che lui possa considerare un onorevole compromesso da spacciare come vittoria in patria.
4) la difficolta intrinseca a varare il sesto pacchetto di sanzioni con l’ostruzionismo di alcuni paesi con motivazioni varie, rende plasticamente la situazione in cui versa l’EU dell’unanimità e, in futuro, quello della sicurezza EU. Il primo richiede immediatamente la modifica dei regolamenti per abolire l’unanimità, il secondo testimonia la situazione in cui verrebbe a trovarsi l’EU se avesse una milizia comunitaria. Come mai potrebbe attivarsi nei riguardi di paesi minacciosi verso cui alcuni membri UE si trovassero in accordo? l’intervento dell’esercito EU, indispensabile per affrontare il sempreverde problema della presenza nella NATO e affrancarsi eventualmente da essa, dovrà porsi il problema di affrontare paesi ostili che, per alcuni governi o forze politiche all’interno dei governi così ostili poi non sono. E questo è un problema enorme e lo sarà nel momento in cui gli USA si troveranno di nuovo invischiati in guerre lontane, più o meno con l’avallo dell’ONU.
