di Mario Pizzoli
Oggi abbiamo assistito ad una farsa che neanche Ionesco avrebbe saputo scrivere questa trama surreale così bene.
Ma cosa sappiamo di questa pseudo crisi, che sembra più dovuta ad un dialogo tra sordi, con un epilogo che la commedia degli equivoci, in confronto, sembra un noioso elenco del telefono.
1) Il Parlamento ha sfiduciato Draghi? NO. Se vediamo quanto accaduto nella seduta del Senato quando in approvazione c’era il DL Aiuti, no perché Draghi ha avuto una maggioranza superiore a quella minima richiesta. Al Senato non si può votare disgiuntamente un provvedimento cui è applicata la fiducia. Se voti SI è SI ad entrambi, se voti NO voti NO ad entrambi. Il M5S non ha votato affatto, né l’uno né l’altro
2) Draghi doveva dimettersi? NO. Avendo avuto la fiducia avrebbe dovuto chiedere sicuramente un chiarimento (anche se le posizioni erano chiare) ai 5S, spiegando loro cosa si poteva fare, e cosa no, e convincerli che c’erano tutte le ragioni per votare SI e proseguire. Ha preferito drammatizzare e irritualmente dimettersi senza, teoricamente, parlare né coi Ministri, né col Presidente della Repubblica, il quale, saggiamente, gli ha ricordato che le crisi di Governo si parlamentarizzano, e non si fa come al campetto che uno s’incazza, va via dalla squadra, e si porta via il pallone.
3) Matterella ha fatto bene a respingere le dimissioni? SI. Uno esperto come Mattarella ha concesso i supplementari ai partiti, sperando e augurandosi che potessero ricomporre il problema, e a Draghi, per fargli capire che fare il Presidente del Consiglio comporta anche dei passaggi fastidiosi ma indispensabili.
E si arriva ad oggi: Draghi fa il suo discorso. Avevano scritto che ne aveva preparati due, uno possibilista e l’altro di commiato; non si è capito bene quale dei due abbia letto, o se ne abbia letto un terzo, che suonava più o meno così: “Siccome io so cosa occorre fare, e siccome avete dato prova di non saper fare un cazzo da soli, sarebbe opportuno che vi mettiate buoni buoni in un angoletto, e fate come vi dico”. Diciamo che tra tutti i discorsi che si potevano fare, quello ascoltato oggi da Draghi è perfettamente in linea col personaggio, ma non quello più idoneo a ricomporre il puzzle. Al contrario, è sembrato a tutti (tranne che ai Draghi boy&girls) un discorso che chiedeva un po’ la resa specialmente ai due partiti che avevano manifestato più insofferenza. Ora io capisco che Draghi non sia un politico, e che di politica interna, di approcci politici, di mediazione non abbia l’esperienza (pluri)decennale che molti in Parlamento hanno, ma come si può immaginare di chiedere a partiti che si fondano sul consenso popolare e ideologico, di rinunciare alle attività parlamentari proprio nei 7-8 mesi che ci separano dalle elezioni politiche in cui il centrodestra, e Salvini in particolare, si giocano il tutto per tutto? Come si fa a pensare che un partito in calo di consensi rinunci a temi cari al proprio elettorato proprio nei mesi precedenti al voto? E’ ovvio che l’agenda di Governo, specialmente se tecnico, può non tenere esclusivamente conto di ogni desiderio dei Partiti, ma è illogico pensare che alle elezioni i partiti si presentino essendo stati in silenzio nei mesi precedenti e quindi ininfluenti in politica? chi li voterebbe?
Sia chiaro, non è che la colpa è di Draghi, perché poi l’epilogo si è manifestato né più né meno come paventato dai più dopo le dichiarazioni dei Partiti, e l’informativa del premier: M5S, Lega e Forza Italia si chiamano fuori, e non votano. Se la legislatura non è finita lo si deve, per il momento, a Casini che da buon democristiano trova una soluzione temporanea. Una risoluzione che invita ciascun parlamentare a dire SI o NO (o mi astengo) alla richiesta di approvare l’informativa del Premier. La maggioranza di chi vota, vota SI. Quindi la fiducia c’è, ma numericamente troppo bassa per via del non voto dei tre partiti.
In buona sostanza, per come è andata la giornata, questa crisi che nessuno sembrava volere, che danneggia gli italiani, specialmente i più poveri, quegli italiani chiamati in causa dagli interventi di tutti, abbia avuto parecchi genitori, alcuni più di altri, ma tutti egualmente “colpevoli” di anteporre i propri interessi di facciata a quelli degli italiani che intendevano proteggere.
E’ una mia opinione, ma ritengo che:
1) il M5S, che non ha in realtà innescato un bel niente, si sia reso poi “colpevole” di aver sfruttato il gran rifiuto di votare la fiducia, come tentativo di ricostruire il M5S duro e puro, incurante dell’impatto delle proprie azioni, ma fedele alle proprie origini antisistema, per motivi ovviamente elettorali
2) la Lega, che ha ricevuto poco o niente di quanto chiedeva da questa legislatura, abbia usato la crisi per recuperare credito all’interno del centro-destra, così messo in ombra dalla Meloni, che ha capitalizzato ogni errore di Salvini. Salvini fiuta una possibile affermazione alle elezioni politiche, e sfrutta la situazione per intestarsi lo stacco della spina, che può spendere in campagna elettorale.
3) Forza Italia, con un leader ormai bollito, ha sorprendentemente ceduto all’alleato Salvini e intrapreso la via dello scontro. E’ possibile che questa mossa, controproducente a livello elettorale, sia merce di scambio a livello locale, dove i due vanno a braccetto senza problemi. Credo che questo costerà caro a Berlusconi, e permetterà a Renzi o Calenda di intascare qualche politico e i voti che si porta dietro.
4) Draghi, che ha fatto un discorso troppo duro, credo abbia gettato benzina sul fuoco, invece che usare l’estintore. Penso che avrebbe dovuto agire diversamente, prendere atto del voto grillino, e disinnescare, attraverso il dialogo e il convincimento (e anche qualche concessione che i partiti potevano rivendersi nell’elettorato) ogni accenno di “muro”. Ha invece preferito ergersi a “sommo”, invocando il popolo, il patto, e la sua esperienza. Ora, secondo il mio modesto parere, la sua esperienza è enorme nelle relazioni internazionali, modesta nella conduzione di un Consiglio dei Ministri e di un Paese complesso e strano come il nostro. Credo abbia anche lui avuto un impatto negativo sulla crisi, ampliando la cerchia di chi ha deciso di non votarlo. Sono pronto a scommettere che Mattarella sia leggermente adirato, per non dire altro di più esplicito.
Vedremo se le prossime ore porteranno qualche sviluppo positivo, o se confermeranno il triste teatrino cui abbiamo assistito oggi, con alcuni rappresentanti dello stato che degli italiani hanno dimostrato di non interessarsi più di tanto.
