di Giuseppe Ardizzone
In questo momento in cui assistiamo preoccupati allo scontro nelle piazze iraniane fra i giovani , le donne e tutti coloro che desiderano una società più aperta e libera da un lato e i tradizionalisti islamici che reprimono con la violenza e la morte questo desiderio di vita, vedere il film “ Gli orsi non esistono” del regista iraniano Jafar Panahi ci aiuta a comprendere ancora di più la società iraniana e le tensioni che l’attraversano.
Nel 2010 Panahi è stato arrestato insieme alla moglie, alla figlia e a quindici amici con l’accusa di propaganda contro il governo e nove mesi dopo è stato condannato a sei anni, in regime di libertà condizionale. Contemporaneamente gli è stato vietato per vent’anni di dirigere film, scrivere sceneggiature, lasciare il Paese e concedere interviste. Nonostante questa pesante condanna iniziale , facendo ricorso in appello e in attesa del suo esito ha realizzato This Is Not a Film (2011). Il titolo stesso è in qualche modo una risposta polemica al divieto di girare un film. E’ un documentario ,sotto forma di video-diario, che è stato portato fuori dall’Iran in una chiavetta nascosta in una torta ed è stato presentato al Festival di Cannes.
Oggi, mentre si assiste alla visione del suo ultimo film: “ Gli Orsi non esistono”, Panahi è in carcere, arrestato l’11 luglio scorso, con revoca della condizionale e condanna a sei anni, per aver protestato contro la persecuzione del suo collega, Mohammed Rasoulof (vincitore dell’Orso d’oro per ” Il male non esiste”).
Il film “ Gli Orsi non esistono” , che è a tutti gli effetti un’opera clandestina in quanto girata nonostante il divieto del governo iraniano, è stato scritto e diretto da Jafar Panahi che ne è anche lo sceneggiatore e il produttore. La prima del film è avvenuta il 9 settembre 2022 in occasione della 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, dove ha ricevuto il premio speciale della giuria.
Panahi sceglie in quest’opera di rappresentare se stesso mentre prova a dirigere dal remoto questo film in cui ci parla delle difficoltà presenti nella società iraniana , provando a descrivere quelle vissute da due coppie di amanti: La prima vive in una cittadina dove aspetta da anni un visto per trasferirsi in Europa. La seconda vive proprio nel villaggio, vicino alla frontiera con la Turchia, dove si è trasferito Panahi per essere il più vicino possibile al set del suo film.
Entrambe le coppie non riusciranno a vivere la propria storia d’amore a causa delle regole presenti nella società iraniana sia di carattere istituzionale sia legate alle antiche tradizioni delle comunità popolari .Non troveranno spazio per la loro vita ed il proprio amore e l’unica possibilità per loro sarà la fuga dal proprio paese, ma con conseguenze nefaste.
Nel cogliere la profondità delle regole presenti in Iran ed il loro collegamento con le credenze antiche ed i costumi popolari Panahi fa un ‘operazione importante ed interessante facendoci cogliere il rapporto fra queste regole ed un bisogno antico di realizzare una vita serena delle comunità attraverso il controllo delle emozioni e della vita delle persone . C’è una sorta di paura atavica verso la libera autoregolazione. Temendone i possibili eccessi si è preferito nella tradizione organizzare la vita delle persone secondo regole indiscutibili e spesso opprimenti perché, si racconta , chi ha osato non osservarle è stato ucciso dagli Orsi. Ma, ci ricorda Panahi , gli Orsi non esistono . Sono solo gli uomini che, per paura di affrontare i problemi del vivere pienamente insieme ed in libertà, preferiscono diventare Orsi ed uccidere chi si oppone alle regole che i potenti di turno hanno stabilito.
