di Manjula Apu

Ricordando Pietro Germi che ci lasciava il 5 dicembre del 1974, è stato un regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico e televisivo italiano.

Indimenticabile Marcello Mastroianni con i baffetti, i capelli impomatati e Stefania Sandrelli con un velo di pizzo nero sul viso e una scriminatura dritta e precisa al centro della testa, il film che fece vincere al regista genovese un premio Oscar per la miglior sceneggiatura nel 1963, “Divorzio all’italiana”, il suo film più famoso.

Nella sua carriera da regista e attore, c’è un film in particolare che lo ha fatto conoscere a un pubblico più vasto, nella fase crepuscolare del neorealismo, “Il ferroviere”, uscito nel 1956, è forse uno dei film che meglio rappresentano la mutazione e la reinterpretazione degli stilemi neorealisti.

Seguiranno altri film di successo come L’uomo di paglia (1958), e il capolavoro Un maledetto imbroglio (1959) tratto dal romanzo Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda: uno dei primi esempi di poliziesco italiano, In nome della legge (1949), Sedotta e abbandonata (1964).

Nel 1965 Signore & signori con Virna Lisi e Gastone Moschin, satira sull’ipocrisia borghese di una cittadina del Veneto e girato a Treviso, il film vince la Palma d’oro al Festival di Cannes. Dirige la coppia Ugo Tognazzi e Stefania Sandrelli in L’immorale (1967).

Nel 1968 Germi gira Serafino, con Adriano Celentano in una delle sue migliori interpretazioni nel ruolo del pastore abruzzese, che ottiene un grande successo di pubblico. Nel 1970 è la volta di “Le castagne sono buone” con Gianni Morandi, che per molti, è considerato il film meno riuscito del regista.

Seguirà il film “Alfredo Alfredo” (1972) con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli, con un ritorno alla commedia grottesca.

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