di Giuseppe Ardizzone dal sito http://ciragionoescrivo.blogspot.it/
L’esito del Referendum Costituzionale ha sancito una schiacciante vittoria del NO con ca. il 60% dei votanti. Buono anche il livello di partecipazione , intorno al 68%, ben superiore a quanto si era registrato nelle precedenti consultazioni referendarie . D’altra parte il tema era di grande rilevanza e tanta la voglia di esprimersi da parte della popolazione.
Le successive immediate dimissioni del Governo pongono adesso il problema della gestione di una fase transitoria, necessaria per l’approvazione della legge finanziaria e per la modifica della legge elettorale, prima di procedere a nuove elezioni , richieste dalla maggioranza delle forze politiche del fronte del NO.
Quella che, tuttavia, non può essere archiviata con il NO è l’esperienza, seppur breve, del Governo Renzi ed il ruolo di rinnovamento che ha rivestito sia all’interno del complessivo panorama politico nazionale, sia all’interno del PD.
Oggi , il risultato elettorale pone, al contrario, il compito di accelerare ed approfondire il processo riformatore del nostro Paese, toccando i punti che non sono stati opportunamente e sufficientemente affrontati sia sul terreno delle condizioni per il recupero della competitività produttiva sia su quello dei necessari interventi sociali nei confronti della disoccupazione di lunga durata , dell’aumento delle disuguaglianze e della gestione degli effetti della globalizzazione. ( gestione dell’emergenza migrazione ed ammortizzatori sociali per i settori produttivi colpiti ) .
Come ormai si sta ragionando in tutto il mondo , il confronto fra destra e sinistra è quello fra protezionismo e difesa nazionalistica contro la rivendicazione della possibilità di un uso della globalizzazione che consenta uno sviluppo reciproco integrato e rispettoso del’ambiente e dei diritti del lavoro.
Non possiamo chiudere gli occhi di fronte ai problemi vissuti dai cittadini del nostro paese, specie dei quartieri più popolari:insicurezza, mancanza di lavoro, difficoltà di rapporto con gli immigrati, impoverimento , disservizi della macchina statale, complessivo aumento delle disuguaglianze. Quello che non possiamo condividere è la risposta populista e protezionista;mentre, invece, rivendichiamo la possibilità del movimento progressista d’intraprendere una strada originale ,efficace e riformatrice per la risoluzione di questi problemi.
Diventa inevitabile pertanto un confronto serrato di posizioni già a partire dal prossimo Congresso del PD, i cui risultati condizioneranno tutto il panorama politico italiano.
Ci sono alcune questioni che in quella sede dovranno essere ampiamente discusse prima di definire la parte organizzativa ed eleggere il nuovo segretario.
Innanzitutto , oltre alle necessarie riforme strutturali della macchina dello Stato e l’opportuna semplificazione legislativa, si dovrà considerare la possibilità di un intervento nuovo diretto dello Stato per la realizzazione di un Piano Nazionale del Lavoro.Un intervento che permetta di gestire insieme il fenomeno immigrazione e la disoccupazione italiana di lunga durata. Al contrario di una logica puramente assistenziale e di sussidio che espone poi le persone ad un contemporaneo ingresso in un mercato del lavoro illegale e marginale , l’inserimento di queste risorse produttive all’interno di una piano nazionale del lavoro ( con la creazione di squadre di lavoratori impegnate sia nella costruzione di alloggi popolari e di strutture sociali sia nella messa in sicurezza del territorio o nel recupero produttivo di aree agricole del demanio pubblico ecc ecc.) potrebbe costituire un percorso d’integrazione sociale.Colmerebbe, inoltre, il vuoto prodotto dall’abolizione dell’art 18 restituendo al lavoratore la continuità della sua condizione di lavoratore pur all’interno di una mobilità d’impiego. L’integrazione al lavoro dei migranti, arrivati legalmente o illegalmente nel nostro paese, potrebbe poi essere il veicolo più opportuno per una loro reale integrazione ed il successivo ottenimento della cittadinanza.
Questa potrebbe essere , ad esempio , concessa, dopo tre anni di lavoro all’interno delle squadre organizzate dallo Stato e dopo aver giurato sulla nostra Carta Costituzionale.
Un altro intervento, su cui è necessario procedere, è quello della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro a carico delle imprese . In questo caso, è necessario prevederne il passaggio a carico della fiscalità generale. Questo è un passo urgente, da realizzare, per assicurare una immediata ripresa competitiva del sistema italia sul CLUP che negli ultimi vent’anni ha visto aumentare il divario rispetto alle principali economie occidentali.
Un terzo importante intervento potrebbe essere quello di un consistente rilancio dell’investimento pubblico in infrastrutture , energia , ricerca e innovazione, aumento della redditività del patrimonio artistico e naturalistico ecc
Ultimo intervento è quello di capire come sostenere o quali ammortizzatori sociali possono essere avviati nei confronti di attività e settori produttivi messi in ginocchio dalla globalizzazione dei mercati.Si può anche pensare ad una eventuale nazionalizzazione di alcuni settori che pur non essendo più convenienti come attività libere nel mercato rivestono comunque un interesse nazionale.
Tutti punti elencati pongono per la loro realizzazione la necessità di discutere in maniera precisa sull’entità delle risorse finanziarie necessarie e sulle modalità per ottenerle.
Dobbiamo una volta per tutte sfatare la leggenda che il recupero della sovranità monetaria , con l’uscita dall’euro, possa essere l’unico modo per risolvere la situazione. Tutte le forze populiste che lo chiedono evidenziano i limiti della politica comune europea, i vincoli posti al nostro paese ecc ecc. Quello che non ci dicono è che comunque la stabilità monetaria sta garantendo un basso costo del denaro una stabilità del potere d’acquisto dei salari e del reddito fisso , una tutela del risparmio, la capacità di contenere i costi energetici e dei semilavorati. Cosa succederebbe per l’Italia in un regime di cambi liberi? E ‘ abbastanza facile immaginare una pesante svalutazione della nostra lira ed una ripresa importante dell’inflazione . E’ vero che potremmo agire maggiormente con l’indebitamento pubblico e che le produzioni nazionali verrebbero avvantaggiate, ma è probabile che dovremmo trasferire sui prezzi delle merci nazionali il maggior costo dell’energia e dei semilavorati. Senza adeguate riforme strutturali ed investimenti adeguati in ricerca ed innovazione perderemmo comunque importanti posizioni all’interno della divisione internazionale del lavoro .Senza adeguate misure contro la disuguaglianza , questa non potrà che aumentare.
Non è tutto oro quello che luce e non è questa l’unica strada percorribile .
Possiamo, al contrario, muoverci forzando leggermente i parametri finanziari richiesti dall’Europa e chiedendo finanziamenti maggiori sul mercato dei capitali, per avviare progetti d’investimento pubblico con un adeguato ritorno reddituale.
Si può investire nella realizzazione di centrali fotovoltaiche, documentando opportunamente la destinazione di una parte degli utili al rimborso dei finanziamenti necessari alla realizzazione dell’impianto .Allo stesso modo si può procedere per ogni altro investimento. Si possono fare delle emissioni di debito pubblico dedicate di cui sono documentati i termini del rimborso. Credo che i mercati possano vedere con interesse emissioni di questo tipo, pur se immediatamente comporteranno un’aumento del complessivo debito pubblico.
Le risorse invece necessarie per la riduzione del cuneo fiscale ed il Piano nazionale del lavoro dovrebbero essere ottenute prevedendo :
1) utilizzo totale di tutti i fondi comunitari europei per l’Italia
2) introduzione di un aumento della progressività fiscale sui redditi elevati a partire dai 50.000 euro lordi con ad esempio un aumento dal 43% al 48% da 50.000 fino a 75.000. dal 48% al 53% da 75.000 fino a 100.000, dal 58% sino al 63% da 100.000 fino a 200.000 , al 75% oltre 200.000.
3) incremento della tassazione sulle transazioni finanziarie.
4) Tassazione del 75% sugli utili delle istituzioni finanziarie ed assicurative relativi alle operazioni di derivati.
5) Tassazione patrimoniale progressiva sui patrimoni mobiliari e separatamente su quelli immobiliari superiori a 1.000.000 di euro.
6) Riqualificazione della spesa pubblica
7) Reintroduzione di una tassazione progressiva sulla successione ereditaria
Le proposte della sinistra non possono non prendere in considerazione la ripresa economica del nostro paese , il suo ammodernamento, l’intervento nei confronti del lavoro, il rapporto con i paesi circostanti del Mediterraneo e la nostra collocazione europea.
Il NO al referendum Costituzionale può essere visto come l’espressione di una richiesta di attenzione da parte di persone che si sentono escluse da una politica lontana e dimentica delle loro esigenze di vita;paradossalmente, proprio nei confronti di una proposta che cercava di rendere più efficiente e ,quindi in realtà, più attento, il sistema Istituzionale italiano.
La sfida è lanciata !
Il prossimo Congresso del PD può essere il momento in cui raccoglierla e rilanciare un progetto che dia a tutti speranza ed una possibilità reale di partecipazione alla vita sociale ed economica del nostro Paese.
Ma è prossimo il congresso del PD?
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quando avevo scritto l’articolo pensavo che sarebbe stato il passo decisivo per fare chiarezza prima delle elezioni . Ora ho l’impressione che si terrà invece alla sua scadenza naturale .Mi sembra fine 2017 inizi 2018.Dal mio punto di vista questo non aiuta a presentare al Paese un progetto condiviso in maniera ampia da tutto il PD: Vista l’attuale situazione c’è solo da sperare che almeno si metta mano ad un processo di rifondazione organizzativa del partito dando spazio ad esempio ai Circoli on line
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