di Mario Pizzoli

“Helicopter view”, come potrebbe sembrare intuitivo, è un modo di dire anglosassone per indicare una vista dall’alto, dove le cose possono apparire un po’ diverse da quelle che sembrano a terra.
Proviamo ad applicare questa sorta di “zoom out” e vedere cosa ci restituisce, visto che la visione da terra apparentemente sembra unire (quasi) tutti.
La visione da terra ci dice che un partito, il Movimento 5Stelle, in disaccordo con il contenuto del DL aiuti posto in votazione al Senato (dopo aver avuto l’approvazione alla Camera), non partecipa alla votazione dello stesso ed esce dall’aula. Fin qui nulla di strano, succede migliaia di volte, spesso per permettere l’approvazione di DL il cui margine dei SI è piuttosto al limite.
Ma il DL aiuti, nella fattispecie, era collegato alla fiducia al Governo. Non partecipando alla votazione il M5S non ha quindi votato la fiducia, né il provvedimento. Peraltro, il voto di fiducia non è disgiunto come alla camera, e quindi non si può votare in maniera difforme il provvedimento e la fiducia: o due SI, o due NO. Il DL viene approvato con 10 voti in più rispetto alla maggioranza richiesta, ed è legge. Fin qui i fatti.
Prima di questo “evento”, il M5S aveva fatto chiaramente capire che, in base alle valutazioni fatte e alla verifica interna, non avrebbe votato il DL perché gravato da articoli inaccettabili e dalla mancanza di risposte ad un documento di nove punti, fatto avere dal M5S al PdC Draghi. A sua volta, il PdC Draghi aveva dichiarato che, in assenza di “unanimità” sarebbe venuto meno lo spirito di unità nazionale, e pertanto avrebbe rimesso il mandato.
In questo spirito di “minacce” reciproche”, si è arrivati alla votazione sintetizzata sopra.
Il cosiddetto “mainstream” ci restituisce un’unica versione: il M5S è irresponsabile e non ha votato la fiducia.
Qualche considerazione, per allargare la visuale, e considerare la summenzionata “helicopter view”, credo vada fatta.
1) Il M5S al Senato non è che NON ha votato la fiducia, NON ha votato proprio. In realtà ha lasciato l’aula. Più o meno come in occasione della verifica nel Governo Conte II fecero i renziani. Quindi non solo nulla di strano ma anzi, fatto similarmente non più di 18 mesi fa. Eppure oggi la drammatizzazione del gesto la fanno soprattutto coloro che lo fecero 18 mesi fa.
2) Il M5S alla Camera votò contro il DL (per gli stessi motivi) ma A FAVORE della fiducia, lasciando intendere che se anche al Senato ci fosse stata la possibilità di voto disgiunto, oggi staremmo discutendo di altro.
3) I numeri, al netto dell’astensione del M5S, riportano l’esistenza di una maggioranza, non larga ma assoluta che ha votato SI alla fiducia, quindi questa stessa maggioranza sostiene il Governo e rende possibile andare avanti con ciò che serve anche senza il M5S che, a giudicare da quanto sta accadendo nella riunione fiume tenuta da Conte, sarebbe in parte favorevole a mantenere l’attuale Governo, rispetto alle minacce del loro leader (o dei falchi di partito, non è chiaro) di lasciare la collaborazione attiva di Governo.
4) Se Draghi, facendo seguito alle sue considerazioni pre-voto, rimettesse il mandato, sarebbe un esempio unico di Premier che lascia l’incarico con la piena fiducia. Questa è la parte meno chiara del tutto, testimoniata dal fatto che Mattarella, a Draghi che rassegnava le dimissioni, rispondeva non accettandole, e rimandando il Premier alle Camere per una verifica. E’ chiaro che il gesto di Draghi, ampiamente riportato prima del voto e, soprattutto, dopo il voto, solleva più di qualche domanda.

  • Perché un Premier che secondo la maggioranza ha fatto e sta facendo bene, lascia pur avendo la maggioranza del Parlamento dalla sua parte?
  • Che senso ha stabilire che un Governo di unità nazionale, fatto da Partiti eterogenei, ad un anno di distanza dalle elezioni politiche, sbatta sempre i tacchi qualunque siano le azioni del Premier?
  • Che senso ha minacciare di lasciare se un partito decide che un provvedimento non può votarlo, qualunque ne siano le ragioni?
  • Che senso ha mettere la fiducia in una votazione su un provvedimento, sapendo che il provvedimento stesso un Partito non lo voterà?
  • Qual è il significato, o il limite, del senso dello Stato, che Draghi ha mostrato sia nel precedente incarico alla BCE, che in generale nell’anno abbondante del suo mandato, e che oggi sembra aver abbandonato?
  • E’ possibile che il Premier abbia pensato di poter fare qualunque cosa, forte del grandissimo consenso internazionale di cui gode, anche come Premier Italiano, fermo restando che le due cose non sono affatto sovrapponibili o conseguenti, e che si sia indispettito quando ha visto che qualcuno gli si parava davanti (giusto o sbagliato che fosse, chiariamolo)?
    Insomma, se potessi osservare la situazione attuale dall’elicottero, io credo che molti più dubbi sarebbero leciti. Io, è la mia opinione, credo che il M5S abbia fatto uno sbaglio politico non indifferente, vieppiù se uscisse oggi dal Governo ponendo degli aut aut di cui poi non potrebbe sostenere il peso. Ma allo stesso tempo credo che dietro al rifiuto di Draghi di continuare ci sia molto più che non la semplice logica del “vi avevo avvisato che voglio tutti dentro” che sembra convincere tutti (ma non il sottoscritto). Forse la voglia di mollare un posto scomodissimo, la voglia di non farsi coinvolgere in un dibattito politico, l’incapacità di base di affrontare nodi politici spinosissimi con l’esperienza enorme, ma tecnica, che Draghi può vantare, ma che non serve a tenere a bada un parterre politico come quello italiano, o magari la voglia di lasciare anzitempo le diatribe politiche in attesa di prendere magari il posto di Mattarella, che, dopo le prossime politiche, potrebbe essere tentato di tornare alle sue cose, e godersi un po’ di riposo.
    Non si fraintenda, l’occasione dello “shock” è in capo ai 5S, ma l’interpretazione esagerata, sembra aver coinvolto tutti, anche e soprattutto alcuni partiti, come Italia Viva, che ha iniziato la sua campagna elettorale di sopravvivenza avventandosi populisticamente (come ha fatto notare Elio Vito in un suo tweet) alla gola di Conte, tanto da attivare una petizione popolare per Draghi interferendo pesantemente col dibattito in corso, e soprattutto con le prerogative del Presidente Mattarella.
    Alla fine è chiaro che le grandi manovre, dei 5S, di IV, e di tutti gli altri partiti (e forse anche del Premier) sono cominciate, e rischiano di avvelenare un momento di vita democratica, per quanto drammatica.
    Per finire, mi sembra giusto esplicitare che io sono perché il Premier attuale prenda atto dell’uscita dei 5S, richieda la fiducia, e la riprenda (visto che c’è) per traghettare il Paese verso le politiche, e attraverso crisi (vere) drammatiche, come la pandemia, la siccità e la guerra.
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