di Salvatore Venuleo

Non sono propriamente un gandhiano. Ma quasi. Non rifiuto la violenza in linea di principio. Non rifiuto la violenza difensiva, la legittima difesa, e nemmeno quella offensiva, se rivoluzionaria, cioè intesa a fare giustizia. So bene che nel mondo si uccide soprattutto senza mirare al bersaglio. Si uccide con lo sfruttamento, con la fame, con l’uso distorto e privato delle risorse. Alla violenza cieca dell’Ilva preferisco chiaramente la violenza rivoluzionaria che mira al bersaglio. Però so anche che sotto il paravento rivoluzionario si annidano sadismi osceni. Quelli li respingo tutti. Respingo le finte ragioni dei terroristi che riempiono vite vuote col sangue altrui. Respingo Piazza Loreto. Respingo l’eccidio della famiglia dello zar. Respingo il linciaggio di Gheddafi. Respingo l’esecuzione frettolosa di Saddam e di Ceaucescu. A maggior ragione, o almeno con eguale ragione, ho avuto orrore e schifo della Diaz. Ed oggi ho schifo della mattanza nel carcere di S. Maria Capua Vetere. Ho schifo assoluto per il branco in divisa. Ho schifo non solo per la ferocia, ma anche per la stupidità e l’inconsapevolezza di chi esercita violenza al riparo del branco.